“Ci sediamo di fronte al motel ogni sera e salutiamo le persone che passano in macchina.
Alcune di loro si fermano, prendono una sedia e ci raccontano le loro storie sul motel.”
Debye Harvey, proprietaria del Boots Court fino al 2021
I motels, i vecchi motels storici, sono tra i cimeli che meglio riescono a raccontare cosa sia stata la Route 66 nei suoi anni d’oro.
Raccontano la sua ascesa ed il suo declino con un livello di dettaglio e di passione difficilmente rilevabili in altri cimeli lungo il suo percorso.
Osservando la loro evoluzione si riesce a tracciare perfettamente il cambiamento nel modo di viaggiare degli americani, la loro crescente voglia di comfort e si è in grado anche di ricostruire l’evoluzione stessa del paese tagliato a metà dalla vecchia highway.
I motels lungo la Route 66 sono cresciuti insieme alla strada su cui si trovavano e la loro evoluzione si è fermata con sua dismissione.
Sono molti i motels storici ancora operativi, strutture nelle quali il tempo si è fermato agli anni in cui la Route 66 era la “Main street of America” (il che naturalmente è un bene), ed a mio parere sono il modo definitivo per affrontare un viaggio lungo la vecchia highway.
Un viaggio lungo la Route 66 non può ritenersi completo se non si sceglie di soggiornare in queste strutture.
Il Wagon Wheel di Cuba in Missouri, il Blue Swallow di Tucumcari in New Mexico, il Munger Moss ancora in Missouri a Lebanon, e tanti altri ancora, riescono perfettamente a regalare ai viaggiatori il sogno di vivere gli anni d’oro della US Highway 66, attraverso la cordialità di chi li gestisce e quel senso di comunità che unisce i viaggiatori mentre soggiornano in queste strutture.
Sempre in Missouri, a Carthage, ci si imbatte in un motel che offre un irresistibile tuffo nel passato (almeno fino ad oggi): Il Boots Court.
Il Boots Court nasce nel 1938 (nel 1939 aprirà al pubblico) per mano di Arthur Boots, un commerciante di macchine agricole che si rese subito conto del potenziale commerciale della Route 66 e decise di approfittarne.
Vendette la sua attività e si trasferì a Carthage per i suoi nuovi affari e scelse un tratto nel quale la Hwy 66 e la Hwy 71 si incrociano, un punto che Arthur stesso chiamava “The crossroads of America”.
Inizialmente si dedicò alla realizzazione di una gas station, un’attività che stava diventando molto popolare e remunerativa con la nascita della Main Street of America.
Dietro alle pompe di benzina costruì alcune stanze ed il successo di questa iniziativa portò Arthur ad abbandonare l’idea della gas station optando per quella del motor court.
Costruì altre stanze e realizzò il neon del motel, particolare che ancora oggi, dopo un attento restauro, campeggia di fronte alla lobby.
Arthur realizzò personalmente buona parte delle finiture del motel e delle sue stanze, mostrando grande perizia e fantasia.
Furono diverse le celebrità americane dell’epoca che soggiornarono al Boots Court e tra queste si racconta di Clark Gable che dormì nella stanza numero 6.
Il prezzo, per soggiornare nella sua struttura era di 2,50 dollari a notte, una cifra ragguardevole per l’epoca considerato che uscita dalla grande depressione molta gente lavorava per 10 dollari a settimana, anche meno.
Ciononostante il motel raramente disponeva di stanze libere.
Era una struttura molto popolare tra gli ufficiali delle forze armate di stanza a Camp Crowder, non molto distante dal motel, che spesso affittavano le camere per settimane intere con le proprie mogli.
Dopo pochi anni dalla sua apertura, Arthur vendette il suo motel e, dall’altro lato della strada, nel 1946 aprì un ristorante, il Boots Drive In.
Negli anni il motel subì delle modifiche, a partire dal nome che divenne un più moderno “Boots Motel” (anche l’insegna ovviamente cambiò la sua descrizione) e negli anni 70 fu installato un tetto a spiovente su quello originale piatto.
Il Boots Court passò di mano diverse volte e continuò, tra alti e bassi, ad essere operativo fino al 2001 quando fu acquistato da un agente immobiliare che pensò di demolirlo e vendere l’area alla catena Wallgreen.
Fortunatamente la nefasta intenzione non si realizzò, per il bene della Route 66 e dei suoi appassionati.
La società dell’agente immobiliare fallì ed il motel fu acquistato, per 105.000 dollari, da una banca locale che vantava dei crediti con la società.
Ed è qui che entrano in gioco le sorelle Debye e Priscilla che insieme ad una loro amica, Debbie, d’infanzia decidono di dare un senso alla loro vita di pensionate.
Nel 2006 decisero di partire per un viaggio lungo la Route 66 che fin da subito le appassionò tantissimo.
Giunte in Missouri, a Carthage, furono attratte da quello che restava del Boots Court, seppero che era stato pignorato, che era in vendita e decisero di acquistarlo.
Con il supporto ed i ricordi del figlio di Arthur Boots, Bob, rigenerano il motel recuperandone il passato e rendendolo fedelmente aderente a quello che vide la luce negli anni 30.
Fu tolto il tetto a spiovente, ripristinando quello originario, ed il nome del motel, e la sua insegna, furono riportati all’originario “Boots Court”.
Nel 2012 il Boots Court era di nuovo pronto per ospitare gli entusiasti viaggiatori della Route 66 ed il primo cliente fu proprio Bob Boots, che soggiornò nel motel pagando la cifra simbolica di 2 dollari e 50, il prezzo che suo padre applicava negli anni 40.
Non ci sono televisori nelle stanze, esattamente come in origine, ma ognuna di esse ospita una radio accesa, sintonizzata su un canale che trasmette musica anni 50/60, che accoglie i visitatori da tutto il mondo.
Del resto la TV arrivò a Carthage nel 1953 e quindi nella sua fase iniziale, come recita l’insegna, le stanze del motel offrivano solo la radio.
Un perfetto tuffo nel passato.
La struttura durante i 9 anni di gestione delle sorelle Debye e Priscilla e della loro amica Debbie, ha conosciuto una crescita importante, diventando un immancabile punto di riferimento per coloro che percorrevano la vecchia highway.
Ma nel 2020, in conseguenza della pandemia da Covid 19, il motel, come molte altre attività lungo la Route 66, dovette affrontare giorni difficili per l’assenza di turismo culminati con la decisione di vendere la struttura.
Il motel, dalla seconda metà del 2021, ha dei nuovi proprietari che hanno manifestato l’intenzione di restaurarlo e, speriamo, di continuarne la storia.
Esperienza personale.
Durante i miei viaggi lungo la Route 66 ho sempre cercato di dormire in più motel storici possibili, perché sono sempre stato convinto, e ne sono tutt’ora, che un viaggio lungo la Route 66 non può ritenersi completo se non si dorme in queste strutture.
Il tuffo nel passato offerto dai motel storici è sempre quell’elemento in più che aumenta il fascino di un viaggio come questo.
Tuttavia non avevo mai considerato l’ipotesi di dormire al Boots Court.
Non l’avevo fatto perché in Missouri ci sono strutture che adoro, il Wagon Wheel e il Munger Moss, ed ho sempre scelto di fermarmi li.
Nel 2017, in occasione del mio terzo viaggio lungo la Route 66, mentre ero al Blue Swallow, Kevin, il proprietario di allora del motel, mi chiese se avessi mai dormito al Boots Court e mi aveva invitato a farlo perché sarebbe stata un’esperienza che avrei gradito.
Ed infatti l’anno dopo, in occasione del mio quarto viaggio lungo la Mother Road, decisi che in Missouri dovevo starci un po’ più del solito, dormendo ancora al Munger Moss, al Wagon Wheel ma anche al Boots Court.
Prenotai tramite una mail e Debbie non volle neanche l’anticipo.
La sera del mio soggiorno al Boots Court arrivai sul tardi, dopo una cena all’Iggy’s Diner, presi la chiave della stanza e Debbie mi chiese se avessi voluto una sorta di tessera fedeltà visto che la Route la percorrevo spesso.
Accettai e mi diressi verso la mia camera, la numero 12.
All’apertura della porta ebbi una delle più belle emozioni di quel viaggio.
Le luci sui comodini erano accese così come una vecchia radio sintonizzata su una stazione che trasmetteva musica anni 50/60.
Fu davvero una splendida sorpresa.
La Route 66, un motel storico di questa splendida strada ed una colonna sonora che si sposava perfettamente con quel posto e con quel preciso istante.
Anche un vecchio metallaro come me non poteva restare indifferente.
Tutto in quella stanza era così terribilmente affascinante, trasudava storia e passione.
Come tanti altri splendidi motels storici lungo la Mother Road. Ma questo, per la sorpresa che ebbi, è rimasto in un angolo prezioso del mio cuore.
Speriamo che i nuovi proprietari sappiano continuare a stupire i viaggiatori con semplicità e passione, come hanno fatto per circa 10 anni Debye, Priscilla e Debbie.
Noi viaggiatori della vecchia Highway abbiamo sempre bisogno di sognare.











