Route 66. Avrà senso chiamarla ancora “Historic”? Come sta cambiando la Route 66.

Pubblicato: febbraio 19, 2022 in Route 66
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Texas Longhorn Motel, Glenrio (TX)


Ho amato da subito la Route 66.

Al primo sguardo, la prima volta che ci siamo incontrati.

Anzi no, la prima volta fu un incontro casuale, fortuito, l’ho incrociata senza quasi rendermene conto.

Era il 1996 in viaggio di nozze, dovevo andare in macchina da Las Vegas a Los Angeles e ne percorsi un pezzo.

Ricordo che mi fermai a Barstow per pranzo, ordinai un hamburger ed il commesso mi chiese da dove venissi.

Roma, risposi.

Sgranó gli occhi e mi chiese cosa diavolo ci facessi li.

Era una percorrenza inconsapevole, ignoravo tutto della storia della Route 66 che in quell’occasione fu un semplice tramite tra due città.

Ne conoscevo solo il nome.

La volta successiva fu molti anni dopo, nel 2012 quando percorsi il tratto in Arizona. E fu amore.

Da allora, fino al 2019, sono sempre tornato su quella che nel frattempo era diventata “la mia” Route 66.

In occasione dei miei viaggi lungo il suo percorso ha fatto incetta di libri, opuscoli e riviste e li ho letti tutti con avidità.

E’ una strada che adoro e che ho percorso interamente 4 volte (3 in un senso ed una nell’altro).

In questi ultimi due anni è accaduto un po’ di tutto.

Il mondo si è fermato e con esso i miei viaggi sulla Route.

Ed anche la Route si è fermata.

Molte persone, del popolo della Mother Road, hanno mollato, per raggiunti limiti di età o per colpa del virus che ha annientato il traffico dei viaggiatori mettendo in crisi il proprio business.

Altre ci hanno lasciato… Per sempre.

Bob Mullen, Elmer Long, Lowell Davis… Gente che ha reso questa strada un’icona.

Chi è appena arrivato e che ha da poco rilevato strutture storiche prendendo il posto di personalità per me insostituibili, sarà in grado di proseguire con la stessa passione di chi lo ha preceduto?

È accaduto inoltre che alcuni locali, motels o comunque icone giunte a noi dal passato, abbiano cambiato fisionomia, siano state pesantemente restaurate, nel tentativo di renderle (forse) identiche a come erano in passato.

E spesso, a mio avviso, il risultato è stato deludente.

Non condivido l’idea di restauro degli americani, che poi in realtà non è un restauro in senso stretto, ma un rifacimento.

Loro infatti non conservano i propri cimeli storici, li rifanno cercando di renderli simili a com’erano in origine, rimuovendo vernici dell’epoca, coprendo scritte, cancellando di fatto quel passato che cercano di riportare in vita.

Forse non si rendono conto che il fascino è dato dal tempo, e che le “rughe” che questo che lascia sulle mura dei cimeli storici, le scritte sbiadite che si ostinano a non morire, regalano emozioni molto più intense di una scritta posticcia fatta con la vernice degli anni 2000.

Un vecchio pezzo di vernice scrostata ha tanto da raccontare, una appena stesa è muta, priva di esperienze e di ricordi.

Priva di un passato che non può raccontare perché non ce l’ha.

Vedo inoltre altri cambiamenti.

Vedo motels storici apparire su Booking, nel tentativo quindi di allargare la cerchia di clienti oltre l’evidentemente insufficiente numero di appassionati.

È il segno dei tempi, un modo per conciliare storia e modernità, un modo per farsi conoscere da più persone, soprattutto in tempi difficili come questi.

Ma io sono un inguaribile romantico.

Sono rimasto legato al modo con il quale prenotavo i motels prima del covid.

Tramite il sito della struttura o tramite mail, che già sono modalità “moderne”, ma distanti dal business sfrenato dei vari motori di ricerca dedicati; i motels storici non si mescolavano con le strutture tipicamente “commerciali” che si trovano li.

Affidarsi ad un impersonale motore di ricerca, che suggerisce un ventaglio di soluzioni per dormire, molte delle quali con la Route hanno poco a che fare, non fa che sminuire il fascino di questa strada.

Ricordo con piacere il tempo perso per cercare informazioni su strutture storiche nelle quali desideravo soggiornare ma che sembrava fossero interessate al solo turismo locale per quanto era difficile trovarle in rete.

Ma anche questo “era parte dell’avventura”.

E dopo averla percorsa tante volte, ho anche prenotato tramite un semplice messaggio col telefono, inviato al proprietario del motel.

Anche questo è un modo estremamente moderno, ma è indice di un rapporto che è andato oltre quello che normalmente c’è tra cliente e fornitore di servizi.

Cosa che con le strutture commerciali presenti su Booking non potrà mai accadere.

Mi piace ricordare Ramona Lehman del Munger Moss, quando annotava su un foglio di carta gli estremi del mio soggiorno.

In tempi di information technology è un contrasto enorme, uno straordinario tuffo nel passato.

Che è poi del resto quello che la Route 66 promette ed è il motivo principale per il quale si organizza un viaggio lungo il suo percorso.

Tra l’altro quel foglio io lo conservo gelosamente.

Il promemoria del soggiorno al Munger Moss Motel di Lebanon in Missouri

E poi sto assistendo a società che acquistano motel storici.

Società e non privati.

Siamo sicuri che una società abbia a cuore la storia della Route 66 e non sia solo interessata al business che il suo nome può generare?

Vedo strutture nascere dal nulla, repliche di qualcosa che forse non c’è mai stato.

Locali che cercano di darsi un’età che non hanno attraverso oggetti di dubbia provenienza, ancor più dubbia anzianità che spesso vengono assemblati con approssimazione.

Sembrano quasi un contentino da dare al viaggiatore incauto che crederà davvero che quelle strutture arrivino dal passato.

Nascono nuove attività ed i cimeli storici, che andrebbero preservati, vengono invece spesso demoliti (l’Avalon Theater di McLean in Texas solo per citarne uno), o rinchiusi in un museo (ad esempio le tante insegne recuperate lungo la strada, come quella splendida del Grants Cafè a Grants in New Mexico).

E mentre scrivo alcune costruzioni della storica Glenrio, la splendida ghost town al confine tra Texas e New Mexico, sono state demolite per far posto ad un nuovo cafè ed un gift shop.

Di questo passo, proseguendo con la demolizione di tutti i siti storici, avrà ancora senso chiamare la Route 66 “Historic”?

Ci sono quindi un po’ di cose che non mi piacciono.

Ho sempre il timore che la “mia” Route 66 possa diventare un grande parco giochi, un insieme di repliche.

Ho paura che la Route 66 venga vista solo come un opportunità di business piuttosto che un tuffo nel passato, un pezzo di storia da raccontare.

Vedo esagerazioni qua e là, voglia di stupire anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

Vedo shooting fotografici con modelle che si mostrano discinte accanto ad un’insegna, o enormi statue dorate raffiguranti simboli religiosi utilizzate come “road side attractions”.

Cosa c’entra tutto questo con la Route?

Certo, è anche vero che la Route da sempre ha cercato di stupire il viaggiatore.

I muffler men, le storie bizzarre a cavallo tra realtà e leggenda.

Quindi sarebbe solo il proseguimento, in chiave moderna, di una tradizione radicata nel DNA di questa strada.

Perchè dovrei essere deluso allora?

Sono in bilico.

In bilico tra l’idea che questa strada debba rimanere uguale a se stessa senza snaturarsi e l’accettazione della necessità di rinnovarsi per permetterle di sopravvivere.

Posso capire la novità, anche bizzarra, che alcuni locali spesso propongono ai viaggiatori, è, come dicevo, nella natura stessa della Strada, ma le strutture storiche, a mio avviso, non dovrebbero essere toccate altrimenti sarebbe come resettare il contatore della storia, girare la clessidra e ricominciare da capo con il conteggio degli anni.

Questo è il mio pensiero.

Tornerò presto laggiù curioso di vedere le differenze con l’ultima volta che l’ho percorsa tutta (nel 2018 da ovest ad est, nel 2019 ho percorso solo la parte est da Tucumcari a Chicago).

Proverò nostalgia per i luoghi che non ci sono più e dedicherò un pensiero commosso a chi se ne è andato per sempre.

Non vedo l’ora di incontrare ancora i vecchi amici e di conoscerne di nuovi.

Nel frattempo continuerò ad osservarla da lontano, con il cuore pieno di passione ma con il timore che di lei, e del suo fascino, possa rimanere solo il ricordo.

commenti
  1. Susanne ha detto:

    Sempre affascinante il tuo racconto che mi fa viaggiare anche senza fare solo un km.

    Piace a 1 persona

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