California – Punti di interesse

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Cadiz Summit

GPS: 34.569719, -115.48721

Con l’apertura della I40 ed il conseguente abbandono di questo tratto di Route 66, il deserto ha inesorabilmente inghiottito le Alphabet Towns.
Un modo romantico di concepire i viaggi era per sempre stato annientato dal progresso che raramente lascia spazio alle emozioni. In questo caso le ha soffocate.
Le automobili oggi sono più veloci, sicure, affidabili, non si ha bisogno di oasi nel deserto per assisterle.
Un tempo il viaggiatore aveva bisogno di queste oasi, per riposarsi e per far riposare l’automobile; il viaggiatore aveva bisogno del Cadiz Summit.
Il Cadiz Summit è stata una stazione di servizio, un piccolo motel, un cafè, un posto dove far riposare l’automobile dopo parecchie miglia percorse nel deserto, e dove gli stessi viaggiatori potevano trascorrere momenti di relax.
Ghiaccio, acqua, benzina, caffè, era ciò che queste oasi nel deserto fornivano.
Oggi non servono più e del Cadiz Summit non resta molto se non poche pareti di cemento coperte da confusi murales.
Un posto estremo, torrido, arido, sinistro, lontano anni luce dalla civiltà, ma terribilmente affascinante.
E’ il fascino delle Alphabet Towns ormai scomparse, del deserto del Mojave che se le è riprese, della National Trails Hwy, insomma, il fascino della vecchia ma immortale US Highway 66.


Bono Historic Orange

GPS: 34.106258, -117.469135

Lungo il percorso della US Highway 66 si incontrano tantissime piccole testimonianze del suo passato che ci proiettano negli anni d’oro della gloriosa highway.

Una di queste è la Bono’s Historic Orange di Fontana in California, qualche miglio ad ovest di San Bernardino.

La Bono’s Orange è un chiosco a forma di arancia che un tempo forniva assistenza agli assetati viaggiatori della Route 66 attraverso la vendita di spremute.

Erano gli anni 30, anni di pionierismo automobilistico, di automobili prive dei moderni comfort e di highways lunghe e tortuose.

Erano tantissimi e molto popolari i chioschi di questo tipo in quegli anni lungo le highways, ma con l’introduzione delle Interstates il loro servizio è diventato inutile.

La Bono’s Orange, oggi chiusa, è uno dei pochi esemplari rimasti.

L’attività è appartenuta ad una famiglia di origine italiana, la famiglia Bono (il proprietario è il cugino di Sonny Bono, ex marito della cantante Cher), proprietaria anche di un ristorante davanti al quale il chiosco è posizionato.

Il ristorante, rilevato nel 2018 da un’altra famiglia di origine italiana, la famiglia Mele, è stato riaperto nel mese di Febbraio del 2019.

Ad Agosto 2018 abbiamo visitato gli interni del ristorante ancora chiuso, invitati dal Sig. Bono che vedendoci girovagare intorno alla vecchia arancia ci chiese se eravamo interessati a vedere l’interno del locale.

Una volta entrati ci siamo imbattuti nella famiglia Mele intenta ad eseguire frenetici lavori di sistemazione per la riapertura inizialmente prevista per la fine del mese.

In realtà, come detto, sono riusciti ad aprire solo qualche mese dopo.

Il ristorante è un cimelio storico che dopo tanti anni di chiusura è tornato agli antichi splendori.

Aggiornamento 2022:

Purtroppo questi ultimi anni sono stati decisamente pesanti per l’attività; il Sig. Bono è mancato nel mese di dicembre del 2020 e la famiglia Mele è stata costretta a chiudere l’attività nel 2021 per le pesanti restrizioni introdotte in conseguenza della pandemia da Covid 19.

La “Historic Orange” stessa è stata rimossa dal suo luogo originale per essere sottoposta a restauro e molto probabilmente sarà posizionata altrove sempre all’interno della comunità di Fontana. 


Goffs

Attraversare il deserto del Mojave lasciandosi trasportare dalla US Highway 66 è un’esperienza emozionante.
La strada da queste parti è come si immagina sia la Route 66, così come viene ritratta nelle migliaia di foto che popolano il web: una striscia d’asfalto che sparisce all’orizzonte.
Non c’è quasi più nulla lungo questo tratto, un tempo abbastanza popolato, solo poche rovine del suo glorioso passato, prima che l’apertura della Interstate 40 permettesse al deserto di riprendersi quello che l’uomo gli aveva tolto.
Ci sono le Alphabet Towns, la striscia di piccole comunità dislocate lungo il percorso della Mother Road il cui nome segue una logica ben precisa, susseguendosi, infatti, in ordine alfabetico.
Percorrendo quella che oggi si chiama Goffs Rd., un tratto di Route 66 in uso fino agli anni 30, si incontra, appunto Goffs, una delle Alphabet Towns.
Goffs è oggi poco più che una ghost town, un cartello lungo la strada riporta “Population 23”.
La sua nascita risale alla fine del 1800 quando fu la sede di un deposito e di una importante stazione ferroviaria; la ferrovia che collegava Barstow a Needles, attraverso il deserto del Mojave, passava appunto da qui.
In origine il suo nome era Blake diventato successivamente, appunto, Goffs.
Fin dal reistradamento della US Highway 66 poco più a sud di Goffs, avvenuto agli inizi degli anni 30, la piccola comunità ha cominciato il suo inevitabile declino.


Roadrunner Retreat

Poche miglia ad ovest del Cadiz Summit, nei pressi di Chambless, si incontra l’insegna del Road Runner’s Retreat.
Il locale, la cui realizzazione risale agli anni 50, è stato un ristorante ed una gas station; un altro cimelio che ci racconta quanto fosse trafficato in quegli anni questo tratto della Mother Road.
Adoro le ghost towns che si incontrano lungo il tratto desertico della Route 66.
E’ ciò che resta di queste costruzioni storiche a raccontarci cosa è stata la Route 66 e lo fanno molto meglio di alcune più famose località riarrangiate ad uso e consumo dei turisti.
E sono anche le vecchie insegne come questa ad alimentare la nostra sete di conoscenza, segnali che ci permettono di entrare in contatto con il passato della Mother Road soprattutto in zone ostili come quella del Mojave Desert.
Il Roadrunner’s Retreat, così come il vicino Cadiz Summit, riescono a raccontare quanto siano stati intensi gli anni nei quali la Route 66 era, in questa zona, l’unica importante arteria di collegamento tra l’est e l’ovest del paese, e raccontano anche quanto violenta sia stata la dismissione della Mother Road con l’apertura delle interstates, che qui è avvenuta agli inizi degli anni 70.
Negli anni 80 questa struttura fu utilizzata per girare alcuni spot pubblicitari e fu quindi sistemata, ma ben presto il deserto se l’è inesorabilmente ripresa.
Ci sono comunque dei tentativi di riportare questa zona agli antichi splendori, ma per ora solo uno di questi, parzialmente riuscito, riesce a resistere, poche miglia ad ovest di Chambless.
Il Roadrunner’s Retreat è oggi una bellissima e solitaria insegna lungo un tratto affascinante della Route 66, in mezzo al deserto del Mojave dove il silenzio è rotto solo dal tenue sibilo del vento.


Guardian Lions of Route 66

Più o meno a partire dal 2013 sono apparse dal nulla due sculture in marmo che richiamano la cultura cinese e che il popolo della Route 66 ha subito battezzato come “The Guardian lions of Route 66”.
Nessuno sa con precisione chi ce le abbia portate e che senso abbia la loro presenza li.
Si dice che qualcuno abbia acquistato il terreno ed abbia messo quelle due statue in marmo a “guardia” della zona.
Ma è ormai diverso tempo che si trovano li e nessuno ha visto nulla di più.
E’ affascinante ed anche un po’ sinistro vederle li, in mezzo al nulla, di fianco all’interminabile e suggestivo rettilineo che conduce ad Amboy.
Le statue sono due e si trovano di poco ad ovest della Kelbaker Road verso Amboy, ad un paio di centinaia di metri dalla strada e circa 3/400 metri tra di loro.
Uno è maschio e l’altro è femmina.
Il mistero che avvolge la loro presenza su questo tratto di strada contribuisce ad aumentare le leggende intorno alla Mother Road.
Ma del resto storia e leggenda si mescolano di continuo quando si ha a che fare con la US highway 66.
E questo è uno dei suoi aspetti più affascinanti.

Guardian Lion Est = GPS – 34.5597567, -115.667919

Guardian Lion Ovest = GPS – 34.55958, -115.67271


Whiting Bros. Gas Station (Newberry Springs)

La Route 66 racconta la storia dei viaggi in automobile negli Stati Uniti e quindi, in questa storia, un ruolo di primo piano, assieme a motels e diners, lo hanno avuto le stazioni di servizio.
Ad est del Midpoint di Adrian ci sono le stazioni più belle, molte di loro sono state restaurate e portate a nuova vita, anche ad ovest ce ne sono diverse che affascinano per la loro collocazione.
A Newberry Springs, poco prima del Bagdad Cafè, ce n’è una, la Whiting Bros. Gas Station.
La stazione di servizio risale agli inizi degli anni 50 ed è stata operativa fino all’apertura della I40, che in questa zona è avvenuta agli inizi degli anni 70.
Ha anche ospitato un diner, il Tony’s Cafè, un locale che offriva piatti italiani ed americani.
La vecchia gas station, nota anche come “Dry Creek Station” è proprietà privata e come tale è protetta da una recinzione.


Bagdad Cafe

A pochi metri dalla Whiting Bros. Gas Station si trova una delle icone più famose di questo tratto di Route 66:
il Bagdad Cafè.
In origine il locale era noto come Sidewinder Cafè (il vero Bagdad Cafè si trovava nella comunità di Bagdad, più ad est verso Amboy, della quale oggi non rimane più nulla), ma dopo il film di Percy Adlon della metà degli anni 80, “Bagdad Cafè” appunto, negli anni 90 la nuova proprietaria, Andree Pruett, gli cambiò nome adottando quello del film.
Andree era intenzionata a lasciare Los Angeles per trasferirsi da qualche parte con l’idea di allestire una fattoria ed allevare struzzi, quando si fermò nel Sidewinder Cafè nel quale sostenne di aver mangiato l’hamburger più buono della sua vita.
Il locale era in vendita così il marito ed il figlio, nonostante lei fosse inizialmente contraria, la convinsero ad acquistarlo.
Il cafè è stato la location dell’omonimo film, un pezzo di pura poesia, e visitare il cafè oggi è affascinante anche per questo.
Il film racconta la storia di un’amicizia tra due donne completamente diverse tra loro, la proprietaria del cafè ed una turista tedesca lasciata dal marito nel mezzo del deserto del Mojave.
Un film ed una colonna sonora, “Calling you” di Jevetta Steele, davvero molto belli.
Il film ha avuto molto più seguito in Europa (in particolare in Francia dove ha vinto dei premi prestigiosi) di quanto ne abbia avuto negli USA ed infatti la gran parte della clientela è europea e la proprietaria stima che il 75% sia francese.
Non è inusuale vedere pullman di turisti che fanno tappa al locale solo per rivivere le scene del film.


Henning Motel

Accanto al Bagdad Cafè, a Newberry Springs, c’è l’insegna di un motel ormai quasi del tutto scomparso: l’Henning Motel.
Risale agli inizi degli anni 50 ed è anch’esso visibile nel film “Bagdad Cafe” di Percy Adlon.
Della vecchia costruzione, demolita dopo il 2012, resta solo l’imponente insegna che, complice il bellissimo tratto di strada che la lambisce, rende lo scenario estremamente suggestivo.
Sono gli ultimi splendidi km di deserto prima di ritornare nella civiltà, prima di arrivare a Barstow.


Bottle Tree Ranch

Il fascino della Route 66 da Barstow in avanti si va via via dissolvendo, la Strada viene inesorabilmente inghiottita dagli agglomerati urbani che si incontrano viaggiando verso Los Angeles.
Tuttavia qualche affascinante sprazzo della vecchia highway c’è ancora.
Arrivati ad Oro Grande se ne incontra uno:
il Bottle Tree Ranch di Elmer ad Oro Grande.
Elmer, agli inizi degli anni 2000, ha realizzato una sorta di foresta fatta di tubi di ferro ed una quantità infinita di bottiglie di vetro.
Ha iniziato a collezionare bottiglie fin da bambino ed una volta ritiratosi in pensione le ha usate per realizzare questo suo rifugio.
Ho incontrato Elmer 2 volte (2014 e 2017) ed è stata sempre una bella esperienza, come tutte le altre del resto che mi hanno portato in contatto con il popolo della Route 66.
Il Bottle Tree Ranch è uno dei posti più affascinanti di questo tratto della vecchia highway.

Elmer è venuto a mancare il 22 giugno del 2019 a 72 anni.


Emma Jean’s Holland Burger

Uno dei diners storici più popolari non solo di questa zona è l’Emma Jean’s Holland Burger & Cafè di Victorville.
Il locale risale agli anni 40, fu aperto dai coniugi Holland che lo hanno gestito fino agli anni 70 quando un camionista della zona, che per anni si era fermato li per mangiare, assieme a sua moglie che lavorava nel locale come cameriera, lo ha rilevato.
Il nome originale fu quindi modificato integrandolo con quello della moglie del camionista, Emma Jean appunto.
Il locale oggi è gestito dal figlio e continua ad essere uno dei posti più popolari e famosi della zona, utilizzato anche in diverse trasmissioni televisive americane.
L’Emma Jean’s Holland Burger appare, tra l’altro, in una scena di Kill Bill Vol. 2 di Quentin Tarantino, quando Uma Thurman, uscita dalla bara, entra nel cafè e chiede da bere.


California Route 66 Museum

A Victorville ce un museo che non bisogna mancare:
il California Route 66 Museum.
E’ aperto dalla metà degli anni 90 ed occupa quello che un tempo era il Red Rooster Cafe.
L’ingresso è libero ed all’interno si possono ammirare foto e cimeli del glorioso passato della Route 66.
Tra lo staff del museo c’è Delvin una bellissima persona che vi introdurrà nel meraviglioso mondo della Mother Road.


Cajon Blvd.

Ci si sta rapidamente avvicinando alla fine del percorso della US Highway 66.
Manca ancora un po’ di strada, ma la Route, quella che ti ruba il cuore, è ormai alle spalle.
Gli agglomerati urbani inghiottiranno il lungo sentiero d’asfalto rendendolo qualcosa di diverso, di meno poetico, meno affascinante.
Uno degli ultimi sprazzi della vecchia highway si incontra poco prima di San Bernardino ed è il Cajon Pass, un passo che scavalca quelle che Steinbeck chiamava le “montagne buone”, le San Bernardino Mountains, planando lentamente verso Los Angeles che da qui dista poco più di 100 Km.
La Strada Madre oggi qui si chiama Cajon Blvd. e nel corso del 2017 è stata completamente riaperta evitando in questo modo di riprendere, anche se per brevi tratti, le interstates 15 e 215.
Questo tratto è molto suggestivo e la presenza di parecchi scudetti sull’asfalto lo rendono ancora più affascinante.
Tra questi ce ne sono 2 identici affiancati, uno bianco e l’altro nero, l’uno il negativo dell’altro.
Sono le ultime tracce di poesia prima di lasciarsi avvolgere dai ricordi dello splendido viaggio che si sta per concludere.


1° McDonald’s

A San Bernardino si incontra il primo McDonald’s della storia.
E’ citato anche nel film “The Founder”, come oggetto di disputa tra i fratelli McDonald e Ray Kroc, il manager che ha portato al successo la catena di fast food.
Oggi il locale è un museo ed appartiene ad Albert Okura, l’imprenditore che possiede la catena di fast food americana Juan Pollo.
Albert Okura è anche il proprietario dell’intera comunità di Amboy e del Roy’s Cafè, lungo il tratto desertico della Route 66.
Ci sono tantissime cose legate alla storia della famosa catena di fast food all’interno del locale ed anche qualche piccolo richiamo alla US highway 66.
Si passa piacevolmente un po’ di tempo al suo interno, ascoltando i racconti delle guide, una delle quali è l’artista che ha dipinto i murales esterni che raffigurano storie legate alla Route 66.


Wigwam Motel – San Bernardino

Proseguendo verso ovest, in direzione Santa Monica, tra San Bernardino e Rialto, si incontra il secondo Wigwam Motel della Route 66, un altro dei “monumenti” della Mother Road.
Il primo, in un percorso westbound, si incontra a Holbrook in Arizona.
In origine erano 7 i Wigwam motels negli Stati Uniti (è una catena che risale agli anni 40) e due di questi si trovano lungo la Route 66.
Sono affascinanti, e come gli altri motels storici che si incontrano lungo la Mother Road meritano sicuramente una sosta per la notte.
La forma a teepee delle stanze ha ispirato lo staff di “Cars” per il Cozy Cone Motel (o Conocomodo nella versione italiana), il motel di Sally Carrera.


Cucamonga Service Station

la Cucamonga Service Station a Rancho Cucamonga in California è una vecchia stazione di servizio, finita di restaurare nel 2015, adibita a piccolo gift shop, tourist information e museo.
E’ generalmente aperta al pubblico dal Giovedì al Sabato (è sempre bene controllare in internet per eventuali variazioni) ed è gestita da volontari, come spesso accade per tante vecchie icone della Route 66.
E’ una stazione di servizio con un secolo di storia alle spalle, che le operazioni di restauro hanno riportato a nuova vita.


66 Motel

Il 66 motel è una struttura storica di Needles aperta nel 1946 ed è stata operativa fino agli inizi degli anni 70, quando la Route 66, in questa zona, è stata sostituita dalla intertate 40.
Attualmente (2018) il motel affitta stanze ad uso abitazione, non è quindi aperto ai viaggiatori.


Needles Railroad Borax Wagon

E’ una carrozza di legno, un tipico mezzo utilizzato verso la fine del 1800 per il trasporto del Borace, che oggi viene utilizzato come cartello di benvenuto.
E’ infatti posto all’ingresso della cittadina di Needles.


Ludlow Cafè

E’ un popolare diner di Ludlow da non confondersi con lo storico Ludlow Cafè (una struttura degli anni 40), che si trova qualche metro più ad est e che è ormai completamente distrutto.
Quello esistente risale agli anni 70 ed occupa la costruzione di quello che un tempo era il Friend’s Coffee Shop.


Route 66 Museum Store

Il Route 66 Museum Store di barstow è uno dei musei più popolari della Route 66, una splendida, piccola finestra nel passato della Mother Road.
Occupa quella che un tempo era la Harwey House, una struttura alberghiera e di ristorazione molto popolare ai tempi in cui il treno era il mezzo preferito per spostarsi.
Queste strutture erano infatti prevalentemente ubicate accanto alle stazioni ferroviarie.
L’ingresso al museo è libero.


Route 66 Motel

E’ uno dei motel più famosi della Route 66, una delle tappe fisse di Barstow.
La struttura risale al 1922 ed oggi è stata restaurata ed è operativa.
Nella corte di fronte alle stanze c’è una sorta di piccolo museo della Route 66 con diversi cimeli, tra cui molte automobili.
E’ anche famoso per i letti rotondi.


Monrovia Old Gas Station

E’ una vecchia stazione di servizio restaurata risalente agli anni 40.
Si trova su uno dei primi tratti della Route 66, oggi inghiottito dalla cittadina di Monrovia.


66-to-Cali

E’ tra i gift shops più famosi della Route 66.
Si trova sul molo di Santa Monica ed è il primo che si incontra una volta arrivati dalla strada.
Oltre alle splendide magliette della Route 66 (tutte made in USA), al 66-to-Cali è possibile acquistare il certificato di percorrenza, patrocinato da vere e proprie leggende della Mother Road come Michael Wallis.


Route 66 last stop shop

E’ l’ultimo gift shop della Route 66 e si trova proprio alla fine del Santa Monica Pier.
Ha una parete esterna dedicata a Bob Waldmire, il mitico artista che a trascorso la vita viaggiando lungo la Mother Road.


Old Trails Arch Bridge

E’ un ponte storico della Route 66.
Fu realizzato tra il 1914 ed il 1916, sopra il Colorado River, e collegava la California all’Arizona.
In quel periodo quindi era parte della National Old Trails Road che successivamente, dopo il 1926, diventò US Highway 66.
E’ stato operativo fino alla fine degli anni 40 ed oggi non è più percorribile ma è utilizzato per trasportare servizi come ad esempio i tubi del gas.
Il ponte è anche visibile nel film “Easy Rider” ed in “Furore” di John Ford tratto dal romanzo di John Steinbeck.


Bagdad

Lasciata Amboy e proseguendo in direzione ovest si è sempre accompagnati dal deserto del Mojave.
Ogni tanto si incontrano piccoli cumuli di macerie, evidenti segnali che un tempo in quei luoghi estremi c’era vita, piccoli agglomerati di case dei quali oggi resta solo un nome.
Klondike, Bagdad, Siberia, nomi improbabili, quanto la possibilità stessa di viverci.
Bagdad, appunto, è uno di questi luoghi ormai del tutto scomparsi, una ghost town della quale non resta più nulla.
Non è da confondersi col Bagdad Cafè, il famoso diner si trova un po’ più avanti, a Newberry Springs.
Il vero Bagdad Cafè, che originariamente si trovava nell’omonima ghost town è scomparso con la sua piccola comunità.
Bagdad è stata fondata nel 1883 in conseguenza del passaggio della ferrovia.
Il posto in cui si trovava era davvero inospitale, è considerato uno dei luoghi più aridi e secchi del paese, un posto che vanta il primato, negli Stati Uniti, di avere avuto il periodo più lungo senza pioggia, oltre 2 anni (dal settembre del 1912 al novembre del 1914).
Proprio in conseguenza del clima così inospitale le fu attribuito il nome Bagdad, come la capitale dell’Iraq, senza l’“H” che stranamente non fu considerata.
Nonostante il clima ed il luogo, Bagdad è stata una cittadina fiorente, grazie alla ferrovia, alla National Trails Road che dopo il 1926 diventò US Highway 66.
Era un importante snodo ferroviario, grazie anche alle diverse miniere della zona.
C’erano hotels, ristoranti, sale da ballo, cafè ed un ufficio postale.
Si racconta che agli inizi del 1900, per attirare l’attenzione dei turisti che passavano di li col treno, gli abitanti di Bagdad erano soliti riempire l’Amboy Crater (il vulcano non molto distante dal Roys Cafè e da Bagdad) con sterpaglie alle quali davano fuoco facendo credere che il vulcano stesse per eruttare.
Negli anni 50, dopo essere sopravvissuta a diversi incendi, Bagdad, fortemente ridimensionata, viveva del traffico dei viaggiatori della Route 66 e con l’apertura della I40, nel 1973, i pochi abitanti hanno cominciato ad abbandonarla al suo destino.
Oggi, come detto, di Bagdad non resta più nulla se non un albero, circondato da dei piccoli mattoni, ed un piccolo cimitero poco più in la rispetto alla sede stradale.
Il deserto “terribile e luminoso” se l’è definitivamente ripresa.


Desert Market – Daggett

La nascita di Daggett, il cui nome originario era Calico Junction, risale alla fine del 1800.
Era al contempo una cittadina molto vivace e frequentata, grazie soprattutto alle vicine miniere di Calico che attiravano persone da ogni dove in cerca di fortuna, e selvaggia.
C’erano saloon, bordelli, sparatorie ed impiccagioni con una discreta frequenza.
Nel 1883 Calico Junction fu rinominata in Dagget dal nome di uno dei proprietari delle miniere di Calico.
Si raccontano tante storie tipicamente da selvaggio west su Daggett, una di queste racconta di un prete che arrivò a Daggett perché in quella cittadina non c’erano chiese e si doveva in qualche modo provvedere.
Teneva le sue affollate messe in una scuola e la gente era sempre molto generosa con le donazioni.
Una volta chiese a coloro che ritenevano di essere stati salvati dal Signore di alzarsi in piedi, ma nessuno si alzò.
Allora chiese a coloro che volevano essere salvati dal Signore dai peccati che avevano commesso di alzarsi in piedi, ma ancora una volta nessuno si alzò.
Il reverendo allora, colto da disperazione lasciò Daggett il giorno dopo etichettandola come la città peggiore che avesse mai conosciuto.
Il Desert Market, come indica l’iscrizione posta in alto alla struttura, risale al 1908 anche se in verità esisteva anche prima ma la costruzione venne distrutta da un incendio.
Il nome iniziale era “Ryerson’s General Store” ed era il luogo nel quale i cercatori d’oro vendevano la polvere del prezioso metallo.
E’ stata anche una gas station ed attualmente ospita un general store.
L’attività è pertanto ancora operativa e si trova in un luogo davvero affascinante.


Mel’s Drive In

Mel’s è un marchio di ristoranti storico, la prima apertura risale al 1947 a San Francisco (il locale è anche visibile nel film “American Graffiti”).
È presente in diversi luoghi in California e dal 2018 ha aperto un diner a Santa Monica proprio all’incrocio tra la Lincoln e la Olympic, dove un tempo terminava ufficialmente la Route 66.
Grazie alla presenza di Mel’s, il cui locale in precedenza ospitava il Penguin coffee shop e successivamente uno studio dentistico, si è riportato a nuova vita ad un incrocio importante che per anni è stato privo di appeal.
Il terminale ovest della Route 66 ha tanti “end of the trail” e questo, che ufficialmente ha accompagnato la vecchia highway per più tempo, aveva bisogno in effetti di essere rivitalizzato.
E’ un bel posto dove si è cercato di ricostruire il feeling della vecchia highway attraverso un arredamento che richiama i suoi anni d’oro.
Su ogni tavolino c’è un piccolo juke box attraverso il quale, inserendo una moneta, è possibile scegliere tra una vasta serie di canzoni storiche, tra le quali ovviamente “Get your kicks on Route 66”.
Si trascorre piacevolmente un po’ di tempo sognando di essere negli anni d’oro della vecchia highway.