Route 66. Shaffer Spring Bowl (Arizona)

Pubblicato: Maggio 21, 2022 in Route 66

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“Adesso inizia il Gold Hill Grade, probabilmente il pendio più ripido che si incontra lungo la Route 66…

…Coloro che stanno viaggiando eastbound e non riescono a percorrerlo, possono affidarsi ad una stazione di servizio a Goldroad poichè dispone di un carro attrezzi che potrà trainare la macchina fino alla sommità del pendio.

Dalle informazioni di cui dispongo, vengono chiesti 3,50 dollari, ma potrebbe essere più caro.

Per le macchine con roulotte questo servizio è necessario.”

Jack D. Rittenhouse – A guide book to Highway 66 (1946)


La Route 66, fin dalla sua nascita, è stata una strada estremamente pericolosa.

Erano molti gli incidenti che la vedevano protagonista, con un numero di morti, rispetto ad altre strade equivalenti, davvero scoraggiante.

La sua pericolosità è stata una delle ragioni che ne hanno decretato la fine il 27 giugno del 1985.

Era ormai una strada troppo vecchia, stretta, tortuosa, del tutto inadeguata a trasportare in sicurezza un volume di traffico enormemente cresciuto da quel 11 novembre del 1926, il giorno della sua nascita.

Ma la sua pericolosità, di contro, ne ha accresciuto l’aura di leggenda che l‘accompagna ancora oggi e che la rende perfino più affascinante di quanto fosse stata durante i suoi 59 anni di servizio.

Uno dei tratti che oggi possiamo considerare tra i più belli è uno di quelli che negli anni di pionierismo automobilistico veniva annoverato tra i più pericolosi dell’intero percorso della Route 66, è il tratto che da Kingman conduce ad Oatman in Arizona, un tratto al quale fu affibbiato un sinistro nickname: Bloody 66.

La Bloody 66, o Oatman Highway, il nome attualmente utilizzato, se percorsa in direzione ovest attraversa le Black Mountains, sale fino al Sitgreaves Pass per poi scendere in picchiata verso Oatman.

Questo tratto di strada ha fatto parte del percorso della Route 66 dal 1926 fino al 1952, anno in cui fu sostituito da quello che da Kingman andava verso Yucca e che oggi costeggia la I40.

E’ stato un tratto complicato, ma terribilmente affascinante.

Jack D. Rittenhouse nel 1946 nella sua “A guide book to Highway 66” scriveva:

“Non bisogna percorrere le lunghe pendenze delle strade di montagna con la marcia più alta; cambia marcia e cambiala spesso.

In discesa non viaggiare in folle, ma tieni sempre la marcia inserita ed in questo modo non perderai mai il controllo della macchina.

 Si presume che la tua auto abbia freni, luci, targhe e un tergicristallo adeguati…

…Se il motore della tua auto si comporta in modo strano ad un’altitudine superiore a 5.000 piedi, ciò potrebbe essere dovuto alla carburazione. In alta quota, nell’aria aspirata è contenuto meno ossigeno, quindi la miscela di combustione ne risente.

Tuttavia la tua auto continuerà a funzionare ed il problema sparirà durante la discesa.”

Leggere questi suggerimenti oggi fa sorridere, ma restituiscono perfettamente lo spirito di avventura e l’audacia dei viaggiatori che affrontavano questo tratto.

Molti non se la sentivano ed ingaggiavano piloti locali esperti, altri ancora si facevano trainare.

L’assenza della pompa della benzina nelle vecchie automobili, inoltre, costringeva i viaggiatori a percorrerla perfino in retromarcia, per permettere al motore di pescare il carburante.

E sotto questo sforzo immane per le automobili dell’epoca, i radiatori bollivano.

Ma in soccorso di quelle sventurate automobili, sul lato est del Sitgreaves Pass, c’era una piccola sorgente d’acqua: la Shaffer Spring Bowl.

La Shaffer Spring Bowl, una piccola vasca d’acqua poche miglia ad ovest dell’Ed’s Camp, fu realizzata negli anni 30 da un tale Mr. Shaffer.

Mr. Shaffer, in occasione di alcuni lavori lungo la strada, si accorse della presenza di un rivolo d’acqua che scendeva lentamente a valle e realizzò un piccolo muro di contenimento in mattoni per raccoglierla in una sorta di vasca.

E’ inusuale trovare una sorgente d’acqua in un posto così arido, ma la sua presenza è stata di enorme aiuto per i primi viaggiatori della vecchia highway.

L’acqua di questa piccola sorgente veniva utilizzata per rabboccare il radiatore delle automobili in difficoltà per colpa della salita ed anche per fornire un po’ di sollievo ai temerari viaggiatori.

La piccola sorgente era quindi una vera e propria oasi nel deserto.

La gente del posto negli anni l’ha riempita con lumache e pesci rossi (la sorgente è anche conosciuta col nome Shaffer Spring Goldfish Bowl), che ancora oggi si possono veder nuotare, nel tentativo di preservarne la purezza tenendo lontane le alghe.

Per raggiungerla occorre salire lungo una scala di mattoni facendo attenzione alle api che spesso si trovano intorno alla sorgente.

Oggi la Shaffer Spring Bowl è una sorta di abbeveratoio per i muli che popolano la zona, gli stessi che possiamo trovare ad Oatman.

Esperienza personale

Ho visitato la Shaffer Spring Bowl nel 2018, in occasione del mio 4° viaggio lungo la Route 66, un viaggio “Eastbound”, ovvero da ovest verso est.

E’ stata quindi una delle prime attrazioni che ho visto di quel viaggio, una di quelle a cui tenevo particolarmente.

Erano 3 i posti che desideravo fortemente visitare:

Il Painted Desert Trading Post, in Arizona, lo Stonydell Artesian Well di Arlington in Missouri ed appunto la Shaffer Spring Bowl.

Tre piccole perle, tre luoghi poco conosciuti tra i viaggiatori della vecchia highway ma che raccontano piccole, affascinanti storie di vita lungo la Route 66.

Non è stato semplice trovare la sorgente perché non disponevo di coordinate gps, non ce n’erano online e la mappa di google era vecchia e così poco definita da non permettere di distinguere bene i tratti della tortuosa Oatman Highway.

L’unico riferimento che avevo era un’indicazione approssimativa sulla distanza da un cartello che segnava le miglia percorse da Kingman.

Era il giorno di ferragosto, verso sera ed il sole era in procinto di nascondersi dietro le Black Mountains.

Mi ero fermato in una Oatman stranamente deserta poco prima, dopo averla visitata diverse altre volte piena di gente.

Scollinai il Sitgreaves Pass ed iniziai la discesa verso Kingman con lo sguardo simultaneamente alla pericolosa Bloody 66 ed alla mia destra alla ricerca di qualcosa che mi ricordasse le foto che avevo visto di quella piccola sorgente.

Al primo tentativo non riuscii a vederla, tornai quindi indietro e, ad un certo punto, riconobbi il piccolo piazzale e la scala in mattoni mimetizzata tra la roccia.

IO

Sono salito di corsa verso la sorgente e vedermela li davanti è stato emozionante.

Il paesaggio che si può ammirare da li è straordinario ed in quel momento lo era ancora di più per via del tramonto.

Soffiava un vento caldo, quel vento tipico delle serate nel deserto.

Ho scattato un’infinità di foto, ho girato un video, ho raccontato la storia di quel posto agli amici che erano con me e poi mi sono rimesso in viaggio verso Kingman.

Era la mia quinta volta lungo la Bloody 66, ma la prima che visitavo la Shaffer Spring Bowl.

Un posto meraviglioso carico di storie, una piccola oasi per coloro che un tempo percorrevano la Bloody 66.


Questo è un video che ho girato mentre ero nella piccola sorgente:

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