“La U.S. highway 66 vive, come un ostinata anticonformista, nei pensieri e nei ricordi di innumerevoli nostalgici, di storici, di irriducibili amanti della 66 e di gente comune.”
Michael Wallis, scrittore
Il mio cammino verso Chicago prosegue.
Mi concentro sulle mie sensazioni e le paragono al passato, alle mie precedenti 3 volte verso Santa Monica.
Colgo una sostanziale differenza rispetto al percorso westbound: in quei casi la nostalgia e la consapevolezza del viaggio che sta per finire, arrivava qualche giorno prima del molo, fin dopo il Bagdad Cafè.
Da li in avanti la Route 66 diventa qualcosa di diverso dalla splendida highway che mi ha fatto innamorare.
Percorrendola verso Chicago questa sensazione non ce l’ho, ho tantissime cose ancora da vedere poiché l’ultimo tratto in Illinois è denso di splendidi cimeli del passato.
Anche oggi è stata l’alba a dettarmi i tempi.
Alle 6 ero già fuori per vedere il Wagon Wheel tingersi di rosso.
Altre decine di foto che guardandole una volta a casa aumenteranno la nostalgia per questo posto.
Prima di metterci in viaggio consumiamo un’ottima colazione da Shelly’s dove incontriamo, accidentalmente, degli amici di Facebook con i quali non ci eravamo mai visti.
E’ stata la vacanza delle coccole da parte del popolo della Route 66 e degli incontri casuali con ragazzi di facebook con i quali si condivide la stessa passione e che si trovavano, come noi, in viaggio sulla Mother Road.
Coccole dicevamo.
Sto facendo incetta di libri quest’anno, molto più che di magliette o altro, volevo acquistare un libro che racconta la storia del Wagon Wheel, ma Connie, dopo l’upgrade gratuito della stanza, me lo ha regalato ringraziandomi per tutto quello che faccio per supportare la Strada.
Non so in realtà cosa faccia, do solo libero sfogo ad una mia grande passione.
Proseguiamo verso St. Louis, arrivando fino al Chain of Rocks Bridge, lato Missouri, il più pericoloso.
St. Louis non è mai stata una città tranquilla, ed in particolare in questa zona, vicino al ponte, lo è ancora meno.
Ci fermiamo solo per una foto e poi via verso il lato dell’Illinois, decisamente più tranquillo.
E poi ancora l’Henry Rabbit Ranch di Rich Henry, una persona gradevolissima, con la quale è sempre un piacere conversare.
Tra l’altro nel suo negozio trovo anche un libro che seguivo da un po’ il che rende ancora più bella la mia visita.
E poi la Soulsby’s Service Station, che inaugura la serie delle bellissime stazioni di servizio dell’Illinois.
Ha resistito a lungo la vecchia gas station, lottando strenuamente contro la modernità.
Fino al 1991 è restata operativa per poi arrendersi.
Arriviamo poi in un luogo singolare.
Nei pressi di Nilwood, su un primissimo tratto della Route 66, ereditato dalla antenata IL4, ai lati della strada si scorgono, circondate da linee bianche, delle piccole impronte.
Si narra che, negli anni 20, quando fu pavimentato quel tratto di strada, con il cemento ancora fresco, alcuni tacchini fuggirono da una fattoria e cominciarono a passeggiarci sopra lasciando lo loro impronte.
E da allora resistono.
Una delle storie curiose della Mother Road.
Ed infine lei.
La Auburn Brick Road, la strada in mattoni rossi, poco più di un miglio e mezzo di poesia.
Il tramonto poi ha reso quel breve tratto di strada ancora più irresistibile.
Abbiamo trascorso parecchio tempo per filmare e fotografare la strada che sinuosa si allontanava davanti ai nostri occhi.
E’ in assoluto uno dei tratti più belli della Route 66.
Ed ora mi trovo a Springfield, al classico Route 66 & Conference Center.
Un motel accattivante, ma nonostante la quantità enorme di doppi 6 in giro per la struttura, non può assolutamente competere con il Blue Swallow, il Munger Moss o Il Wagon Wheel.
I motel storici hanno fascino, ed il fascino non si costruisce a tavolino.
E domani si arriverà a Chicago, attraverso un tratto denso di cimeli.