“La Route 66 oggi è una comunità lineare, la più lunga, piccola città della nazione.”
Jim Hinckley, scrittore
Anche oggi la giornata è cominciata presto.
Non so resistere al richiamo dell’alba sulla Route 66.
Certo, Carthage non è Tucumcari, ha più le sembianze di una caotica cittadina dove la vita comincia molto presto.
Ma il fascino del Boots Motel era sufficiente per convincermi ad abbandonare presto la mia stanza.
Nel Motel, tra l’altro, soggiornava un amico di Facebook, ci siamo scambiati dei messaggi e ne abbiamo approfittato per conoscerci e consumare insieme un’ottima colazione all’Iggy’s Diner, un bel posto dove avevo cenato anche eri.
La giornata è proseguita con una breve deviazione dal percorso della Route 66 per visitare un luogo magico: il Red Oak II.
E’ un posto che lascia senza parole.
Lowell Davis, uno straordinario artista, aveva lasciato anni fa la sua Red Oak, una piccola comunità in Missouri, e quando è tornato l’ha trovata praticamente ridotta ad una ghost town.
Ha pensato quindi di acquistare gli edifici, le gas stations, la chiesa e tutto quello che componeva la sua vecchia cittadina natale per trasferirla nella sua nuova proprietà a poche miglia da Carthage.
Questa sua vecchia/nuova comunità l’ha chiamata Red Oak II.
Abbiamo passato un paio d’ore a scattare foto ed a conversare con Lowell prima di riprendere il viaggio verso est.
Altra immancabile tappa è stata quella alla Gay Parita Gas Station, quella che un tempo era il regno di Gary Turner, una delle icone della Mother Road, ed oggi è gestita da Barbara, sua figlia, e da suo marito George.
Anche qui una quantità infinita di foto ed una lunga e piacevole chiacchierata con Barbara e George sorseggiando una bibita fresca sotto il portico accanto alla stazione di servizio.
Ed infine il Munger Moss.
Sempre splendido, con la sua insegna che richiama i tempi d’oro della Main Street of America.
Un’insegna che invita ad entrare, una sorta di stargate che ci trasporta direttamente nel glorioso passato della vecchia highway.