Route 66. Lucille: La Mamma della Mother Road

Pubblicato: giugno 23, 2018 in Route 66

Lucille

 

La Route 66 è un insieme di emozioni.

La Route 66 è passione, sogno, speranza, tenacia, ottimismo.

La Route 66 è il sorriso della gente che non ha mai mollato e che crede in un’alternativa più semplice alla sfrenata voglia di correre.

La gente, il popolo della Route 66 ha reso questa strada quello che è oggi: leggenda.

In tanti hanno contribuito a costruire e ad alimentare quel sogno, in tanti con le loro azioni hanno lasciato un segno non solo lungo il suo percorso, ma anche nei cuori di coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di percorrerla.

Angel Delgadillo, Lillian Redman, Lucille Hamons, nomi che hanno scritto pagine straordinarie di questa bellissima storia.

Pagine colme di poesia, immagini di un tempo passato.

Pagine di straordinaria umanità, come quelle scritte dalla mamma di tutti i viaggiatori della US highway 66: Lucille Hamons, la Mother of the Mother Road.

Lucille Arthurs nacque il 13 Aprile del 1915 in una famiglia di contadini.

Subito dopo il diploma sposò Carl Hamons, un agricoltore dal quale ebbe 3 figli.

Lucille e Carl nel 1941 acquistarono una stazione di servizio nei pressi di Hydro in Oklahoma, la Provine Service Station, alla quale ben presto aggiunsero dei bungalows e cambiarono nome in Hamons’ Court.

L’Hamons’ Court era una tipica attività a conduzione familiare, come era d’uso in quegli anni lungo la gloriosa highway, e come tale ospitava, al piano superiore, anche la casa di Lucille e Carl.

Erano anni difficili nei quali il paese usciva dalla grande depressione e, soprattutto, in quella zona, dalle terribili conseguenze del Dust Bowl, gli introiti quindi non erano sufficienti alla famiglia per arrivare a fine mese.

Carl, per racimolare qualche soldo in più, acquistò un camion e cominciò l’attività di autotrasportatore, lasciando a Lucille l’onere di gestire da sola la stazione di servizio ed il piccolo motel.

La Route 66 in quegli anni era attraversata da migliaia di disperati in fuga verso la California, gente che scappava dalla propria terra resa arida dalle tempeste di sabbia che per quasi 10 anni devastarono quella zona, gente che in California sperava di trovare un lavoro per garantirsi un futuro diverso dal terribile presente che stava vivendo.

Lucille si prendeva cura di quei disperati, forniva loro assistenza, un pasto caldo, un tetto dove dormire, spesso gratis perché quella gente non aveva soldi per pagare.

A volte Lucille acquistava le loro macchine ormai in panne in modo che, con quei pochi soldi, potessero prendere il primo autobus in direzione ovest, verso la California.

L’Hamon’s Court somigliava più ad uno sfasciacarrozze che ad un motel per la quantità di vecchi rottami che giacevano li davanti.

Lucille non si risparmiava, come una mamma si prendeva cura di quella gente.

Con l’inizio della seconda guerra mondiale, il conseguente razionamento della benzina e le pesanti restrizioni introdotte nella vita degli americani per supportare le truppe al fronte, anche la sua situazione di Lucille cominciò a diventare difficile.

La gente che percorreva la vecchia highway a quei tempi non era sufficiente a garantirle una dignitosa sopravvivenza.

Ma nonostante tutto Lucille non lasciò la sua amata 66.

Con la fine del conflitto cominciarono gli anni del boom economico, del benessere, e la Route 66 divenne una strada frequentatissima dalle famiglie che la percorrevano per le proprie vacanze.

L’attività quindi riprese vigore e l’Hamons’ Court divenne una tappa immancabile per tutti i viaggiatori della della Route 66.

Tutto sembrava andare a gonfie vele fino a quando, nella metà degli anni 60, l’Interstate 40 cominciò ad affacciarsi nei pressi di Hydro.

Come accaduto da altre parti lungo la Route 66, non c’era una completa consapevolezza di cosa l’arrivo di queste nuove autostrade avrebbe comportato, ad Hydro tra l’altro, sarebbe passata a pochi metri dalla stazione di servizio di Lucille, parallela alla vecchia highway.

Non sembrava così pericolosa come poi si sarebbe rivelata.

Lucille cercò di ottenere un’uscita che conducesse i viaggiatori fuori da quella nuova autostrada e che permettesse loro di continuare a fermarsi nella sua stazione di servizio e nel suo motel, ma ogni suo sforzo fu vano.

Anzi, lo stato dell’Oklahoma fece costruire una recinzione ai lati della nuova autostrada, isolando di fatto la piccola attività di Lucille.

Furono anni difficili, l’avvento della interstate 40 stava ponendo fine non solo alla sua attività, ma anche al suo matrimonio con Carl dal quale alla fine divorziò.

Lucille non sapeva cosa fare, la tentazione di mollare era forte.

Non c’erano prospettive di sopravvivenza, nessuna possibilità di riuscire a raggranellare qualche soldo da un’attività che ormai era tagliata fuori da tutto.

Ma Lucille si sentiva una figlia di quella strada e non riusciva a vedersi lontana dalle sue radici, da quella vecchia highway lungo la quale aveva trascorso la sua intera vita.

Decise ancora una volta di restare.

Cambiò nome alla sua proprietà, da Hamon’s Court ad un più semplice e romantico Lucille’s.

Iniziò a vendere birra per poter sopravvivere e garantire gli studi ai propri figli.

Negli anni 80, la Route 66 cominciò a crescere in popolarità tra i viaggiatori alla ricerca della vera America e Lucille era una delle icone della vecchia highway sopravvissute al progresso.

Lucille e la sua piccola stazione di servizio divennero meta di appassionati il cui unico scopo era di incontrarla per una foto, per acquistare qualche souvenir o per un semplice autografo.

E fu proprio un autografo, apposto nel documento sbagliato, a crearle ulteriori problemi, più di quelli che già le erano stati causati dalla I40.

Verso la metà degli anni 80 l’ente americano preposto alla protezione dell’ambiente emanò nuove regole che prevedevano l’adeguamento delle cisterne di stoccaggio della benzina.

Lucille affittava le pompe di benzina da una famosa compagnia petrolifera americana, la quale avrebbe dovuto preoccuparsi di provvedere alla messa in regola dell’intera struttura entro i termini stabiliti dalla legge.

Ma un giorno, come un qualunque viaggiatore, un rappresentante di questa compagnia si recò in incognito da Lucille e le disse che avrebbe pagato un dollaro per un suo autografo.

Lucille, ormai 70enne, ingenuamente fece quell’autografo, e l’uomo le restituì una copia carbone del pezzo di carta da lei firmato facendole i complimenti per essere diventata proprietaria di quelle pompe di benzina.

Lucille, quindi, in qualità di proprietaria avrebbe dovuto farsi carico dell’adeguamento dell’impianto alla nuova normativa.

Fu uno shock terribile.

Un raggiro, una truffa che costringeva Lucille a farsi carico di una spesa enorme che non poteva sostenere, ma senza la quale era prevista la confisca dell’intera proprietà.

Lucille non resse allo shock e cominciò ad avere seri problemi di salute.

A causa di un infarto stette in ospedale per un mese tenendo chiusa la sua stazione di servizio.

Ma alla fine tornò, anche se il pensiero di perdere tutto quello per cui aveva vissuto e lottato era devastante.

Il termine ultimo imposto dalla legge era l’anno 1998.

Lucille prese contatti con la figlia alla quale non chiese soldi ma un’idea, un suggerimento per superare questo ennesimo insormontabile scoglio.

La figlia le suggerì di provare a scrivere un libro.

Un libro dove lei in prima persona raccontava la sua storia, la storia della sua vita lungo la leggendaria US Highway 66, la storia della Mother of the Mother Road.

Lucille seguì il consiglio e scrisse quel libro.

Il libro fu un successo che andò oltre le più rosee aspettative e con i soldi ricavati dalla sua vendita, un paio di settimane prima della scadenza di legge, riuscì a mettere a norma le cisterne.

Lucille passò gli ultimi anni della sua vita nella sua stazione di servizio, ai bordi di una strada che il progresso voleva abbandonata al suo destino.

La gente, i viaggiatori della Route 66 adoravano quella piccola costruzione in legno, adoravano Lucille, la sua storia ed il suo altruismo.

Giornali e Tv facevano tappa da lei per intervistarla, gente comune voleva conoscerla solo per abbracciarla, guardare negli occhi una donna che ha segnato in modo indelebile la storia di quella vecchia striscia d’asfalto e di cemento.

Lucille fu insignita dell’onoreficenza dell’Oklahoma Route 66 Hall Of Fame, come leggenda di una strada leggendaria.

Ad 85 anni, dopo 59 trascorsi lungo la US Highway 66, Lucille, la Mamma della Strada Madre, il 18 Agosto del 2000 lasciò per sempre la sua stazione di servizio.

Ma il suo ricordo, la sua bontà e la sua passione per quella strada permeano ancora quella piccola costruzione in legno ai bordi della Route 66.

Lucille è stata e resterà per sempre la mamma di tutti i viaggiatori della vecchia highway.

Lucille è morta nella sua casa, sulla Route 66, secondo la sua volontà, lei è sempre stata l’unica padrona di se stessa fino al suo ultimo respiro.

Ha gestito questo negozio dal 1941 fino al giorno della sua morte, 59 anni dopo.

Per anni Lucille ha aiutato la Mother Road a prendersi cura dei suoi viaggiatori, ma negli ultimi 5 anni sono stati i viaggiatori della Route 66 a prendersi cura della “Mother of the Mother Road”.

In memoria di Lucille Hamons, the Mother of the Mother Road.

commenti
  1. Nicoletta ha detto:

    Caro Franco,
    ogni tuo racconto e talmente dettagliato che, chi lo legge, si immedesima parlo per me! Anche stavolta mi sono scese le lacrime, perché appena raggiunto Hydro e “Lucille” la mia mente e la mia anima si sono “catapultate” indietro….e mi sono immaginata di essere li a prendere un caffè, guardando Lucille fare i pancake…….la stessa emozione l’ho trovata da Ramona anzi di più, è ancora vivo il suo abbraccio materno e la sua carezza e la sua infinita dolcezza! Grazie di cuore Franco! Nico

    Piace a 1 persona

  2. […] mia gas station preferita lungo la Route 66. La casa, la stazione di servizio di Lucille Hamons, la “Mother of the Mother […]

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