Route 66. Painted Desert Trading Post

Pubblicato: giugno 19, 2021 in Route 66

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La Route 66 attraversa, da est ad ovest, la quasi totalità del territorio degli Stati Uniti d’America.

8 stati, 3 fusi orari, quasi 4000 km attraverso un paesaggio che cambia radicalmente: dal verde e rigoglioso est, all’arido e desertico ovest, fino alla “brezza del Pacifico” regalata dal molo di Santa Monica.

Paesaggi che raccontano storie affascinanti, diverse ma allo stesso tempo simili, storie di gente che ai bordi della vecchia highway è vissuta ed ha lavorato.

Gente che ha visto la nascita, il successo ed il declino della Main Street of America.

Gente in cerca di fortuna, uomini come Dotch Windsor che scelse il deserto per cercare la sua.

E’ innegabile che, tra i paesaggi proposti dalla Route 66, il deserto sia spesso quello preferito dai viaggiatori, perché suscita emozioni forti, attrae per il suo essere estremo, implacabile ed ostile.

Il caldo, la desolazione, sono sfide difficili da affrontare e vincere, ed il pensiero che qualcuno ci sia riuscito affascina.

Dotch, insieme alla sua prima moglie Alberta, dal suo Texas si spostò in Arizona, non molto distante da Holbrook dove viveva suo fratello.

Siamo negli anni 40 e Dotch aprì un trading post, cercando di far soldi sfruttando il traffico della Route 66 e la vicinanza ad un parco naturale: il Painted Desert.

Il trading post assunse diverse denominazioni: da Dotch Windsor Trading Post, fino al Dotch Windsor Painted Desert Trading Post.

Il locale era un gift shop, un sandwich shop e una stazione di servizio.

Vecchia foto del Painted Desert Trading Post presa dal web

Vecchia foto del Painted Desert Trading Post presa dal web

Non c’è mai stata energia elettrica al trading post, la corrente veniva generata da un mulino a vento e la benzina erogata attraverso delle pompe che sfruttavano la pressione atmosferica.

I servizi igienici per i clienti erano disponibili solo all’esterno del locale.

Tutto era estremamente essenziale, in linea con il luogo nel quale il trading post era collocato.

Nella zona c’erano altre attività commerciali che, sfruttando la vicinanza del Painted Desert e del Petrified Forest National Park, ne utilizzavano il nome generando spesso confusione tra i turisti.

Nello stesso tratto di strada dove sorgeva il Painted Desert Trading Post si potevano infatti trovare il Painted Desert Park, il Painted Desert Inn, il Painted Desert Point e la Painted Desert Tower.

Tutto ciò non era gradito alla gestione del parco, al punto che, si racconta, alla fine degli anni 50, quando la vecchia highway necessitava di essere riasfaltata, ci furono pressioni da parte del management del parco affinchè la si spostasse dal punto in cui era al fine di “affamare” le altre attività, soprattutto il Painted Desert Park (un negozio di souvenir), con il quale c’erano sempre stati grossi attriti.

Ed infatti la strada venne spostata in corrispondenza della attuale I40 (che peraltro ereditò questo tratto di Route 66 una volta inaugurata), tagliando di fatto fuori il Painted Desert Trading Post dal consueto traffico della vecchia highway.

Dotch abbandonò il trading post al suo destino, spostandosi a vivere nella vicina Holbrook dove, appassionato di rodei, aveva iniziato ad addomesticare cavalli.

Dotch morì nel 1964 per le conseguenze di una caduta da cavallo mentre era intento ad addomesticarlo.

E’ sempre stato un luogo misterioso il trading post, un locale del quale si raccontano tantissime vicende bizzarre, in bilico tra realtà e leggenda.

Tra queste, sicuramente una delle più famose, fu quella dell’atterraggio di un aeroplano da turismo.

Si racconta che il pilota, accorgendosi di essere a corto di carburante, sfruttò il tratto di Route 66 che passava accanto al trading post per atterrare e riempire il serbatoio, come fosse una qualsiasi berlina.

Storie bizzarre appunto, come solo la Route 66 sa raccontare.

Dopo l’abbandono del trading post, la struttura ha iniziato progressivamente a deteriorarsi sotto l’implacabile forza del deserto e, purtroppo, dei vandali che sembrano prediligere i vecchi cimeli della Mother Road.

Nel 2018 la struttura, ed il terreno circostante, sono stati acquisiti da un gruppo di appassionati che sta producendo uno sforzo importante per conservarla e consegnarla al futuro.

Esperienza personale:

Ho visitato il Painted Desert Trading Post nel 2018 in occasione del mio quarto viaggio lungo la Route 66 (quella volta in direzione est, da Santa Monica a Chicago) ed è stata una delle più belle esperienze che ho vissuto sulla vecchia highway.

In quel periodo il trading post era stato già acquistato dal gruppo di appassionati che ho appena citato, e per visitarlo avevo versato un’offerta di 10 dollari, tramite Paypal, scaricai un’app per aprire un lucchetto che, insieme ad una catena, teneva chiuso un cancello che permetteva l’accesso all’interno dell’area in cui il trading post si trova.

Cancello di accesso all'ultimo tratto della Pinta Rd. Verso il Trading Post

Cancello di accesso all’ultimo tratto della Pinta Rd. Verso il Trading Post

La strada era davvero in pessime condizioni ma dal fascino e dalla bellezza unici.

In quell’occasione avevo noleggiato una berlina, una Toyota Camry, non proprio l’ideale per sterrati come quello, e quindi proseguii a passo d’uomo fino al cancello.

Anche dopo il cancello la strada, la Pinta Rd., ovvero il nome assegnato oggi a quel vecchio tratto di Route 66, seppur meno aspra di quella appena percorsa, mostrava il peso degli anni;  la mia velocità era molto bassa, ma questa volta perché volevo godermi lo splendido paesaggio che mi girava intorno.

La Pinta Rd fu sostituita alla fine degli anni 50 da un tratto più a sud che successivamente divenne parte della I40.

In lontananza si scorgeva la vecchia e malmessa costruzione, la cui forma era perfettamente riconoscibile e riconducibile alle tante foto che avevo visto online.

Ero davvero emozionato.

Painted Desert Trading Post

Il Painted Desert Trading Post e la vecchia Route 66 oggi Pinta Rd.

Arrivato li, come spesso mi accade, ero assalito dalla frenesia di fotografare tutto, come se avessi voluto “scavare” alla ricerca delle parti invisibili del suo passato.

L’atmosfera intorno a me aveva qualcosa di magico.

Il sibilo del vento interrompeva quell’eterno silenzio, un silenzio che abita il trading post da quando Dotch lo ha abbandonato.

Il locale era in condizioni precarie, ma era così come doveva essere, come il tempo ce lo aveva consegnato.

Tutto intorno c’erano cespugli di erba secca che ogni tanto il vento faceva rotolare spingendoli lontano.

Non era raccomandabile allontanarsi da quella linea disastrata che era la vecchia Route 66/Pinta Rd., perché si correva il rischio di fare incontri poco graditi, ma ogni tanto contravvenivo a questa regola, in preda alla voglia di fotografare.

Mi sentivo come se fossi stato il primo uomo a mettere piede in un posto mai esplorato prima, un posto lontano dal mondo e dalla civiltà.

Non c’era nessuno in quell’angolo di Arizona, solo poche sparute mucche che pascolavano in lontananza, mentre il sibilo del vento si faceva a volte più forte, amplificato dalle finestre del trading post che non opponevano alcuna resistenza al suo passaggio.

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L’interno del Painted Desert Trading Post

Ho girato una diretta video ed ho scattato un’infinità di foto.

E’ stata, come dicevo, un’esperienza meravigliosa in un posto che desideravo visitare da tempo e che si mostrava a me in tutta la sua estrema rudezza.

Sono davvero contento di averlo visto in quel periodo ed in quelle condizioni.

Per anni il Trading Post è stato irraggiungibile per via della strada impervia che peraltro faceva parte di una proprietà privata.

Per anni è stato il Sacro Graal della Route 66, in pochi riuscivano a trovarlo e ad arrivarci.

Da un paio d’anni sono cominciati i lavori di recupero della struttura.

Non amo molto il modo degli americani di restaurare le vecchie costruzioni, secondo me hanno la tendenza ad esagerare snaturando spesso l’essenza di un posto nel tentativo di riportarlo esattamente a come era nei suoi tempi d’oro.

I lavori di restauro, ancora in corso, gli hanno conferito una forma più regolare e solida, e questo è buono, e le erbacce tutte intorno sono state tolte ed il trading post è stato circondato da un piccolo recinto.

Ed anche questa è buona cosa, anche se quel senso di selvaggio probabilmente non c’è quasi più.

Ma davanti alla struttura sono state piazzate un paio di pompe di benzina recuperate altrove, che non sono (ovviamente) quelle che un tempo erano li davanti.

Probabilmente tutto verrà verniciato di bianco, come era un tempo, le scritte rifatte, si cercherà, come dicevo, di renderlo simile a quello che è stato.

Ma non sarà mai la stessa cosa e soprattutto chi lo visiterà potrebbe non avere la sensazione di cosa sia stato il trading post e di quanto difficile sia stata la vita li.

Ho sempre paura che la Route 66 possa diventare un insieme di discutibili ricostruzioni del suo passato, che l’uomo tenti di raccontarci cosa sia stata la vecchia highway piuttosto che lasciare a lei questo compito.

Appena possibile tornerò comunque a visitarlo (hanno anche cambiato la procedura, ed il lucchetto, per entrare rendendoli più semplici), ma forse la sensazione sarà diversa e non solo perché sarà la seconda volta.

Ma non voglio essere pessimista, anche se personalmente preferisco vedere cosa resta del passato della vecchia highway senza intermediari.

È il mio modo romantico di concepire un viaggio nel tempo lungo la Route 66.


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