Premessa:
Può sembrare strano parlare di senso di percorrenza per una strada.
Ma la Route 66 è una strada storica la cui nascita si colloca in un contesto molto particolare come quello dell’America degli anni 20, ed un senso di percorrenza ce l’ha.
Un misto di storia, consuetudini ed aspetti puramente tecnici hanno concorso ad attribuire alla Route 66 un senso di percorrenza tradizionale, quello “westbound”, da Chicago a Santa Monica.
Andare verso ovest è sempre stata una necessità del popolo americano.
L’ovest degli Stati Uniti ha sempre avuto connotazioni selvagge, un territorio acquisito dal Messico e per decenni quasi del tutto inesplorato.
Andava collegato col resto del paese e per questo fin dagli inizi del 1800 si organizzarono spedizioni con lo scopo di tracciare primordiali vie di collegamento che in seguito entrarono a far parte del percorso della Route 66.
Le numbered highways uscite dal piano autostradale del 1926, inoltre, furono “disegnate” seguendo la regola north/south, east/west, e la Route 66, pur nella sua atipicità di “diagonal way” (da Chicago ad Oklahoma City), si è attenuta a queste indicazioni.
Ed ancora, negli anni della grande depressione, una massa enorme di persone in fuga dai territori delle grandi pianure era diretta ad ovest verso la California, attraverso la “Mother Road”, alla ricerca di un futuro migliore.
Nel dopo guerra, infine, il desiderio di viaggiare degli americani li portava ad ovest, verso gli agognati luoghi di vacanza delle coste californiane, sempre percorrendo la US Highway 66.
Se si vuole quindi vivere la storia di questa strada, il viaggio dovrà essere necessariamente westbound.
Se la storia non suscita interesse (la qual cosa sarebbe comunque un peccato), allora la si può percorrere come si vuole.
Perché eastbound?
Perché da appassionato della Route 66, dopo averla percorsa 3 volte westbound era necessario percorrerla al contrario.
Nonostante la conosca ormai abbastanza bene, ognuna delle precedenti 3 volte mi ha sempre regalato grandi emozioni.
Ma è un po’ come quando rivedi un film che adori, conosci le battute, le aspetti e ti emozioni quando arrivano.
La diversa successione delle sue icone, la strada stessa vista da una diversa prospettiva, erano delle variabili che mi piaceva affrontare.
La Route 66 per me non è un viaggio qualsiasi, è la mia personale via di fuga dal caos della città in cui vivo.
E più la percorro, più aumentano gli amici e più cresce la voglia di tornarci.
Il mio ultimo viaggio, quello del 2018, è stato quindi Eastbound, da Santa Monica verso Chicago, come se dopo la grande migrazione si tornasse a casa, là, “where the Mother Road begins”.
Aspetto emozionale:
Percorrere la Route 66 westbound o eastbound non è la stessa cosa.
Se la si percorre per la prima volta il senso di percorrenza è ininfluente, ma al quarto viaggio le differenze si percepiscono.
Nel percorrerla verso est a volte ho avuto la sensazione di vivere un viaggio diverso rispetto ai precedenti 3.
L’approssimarsi delle sue icone provvedeva comunque a riallineare tutto, come una sorta di rifasatore.
In testa avevo inevitabilmente i tre viaggi precedenti, nei quali il caos, seppur moderato, di Chicago veniva quasi subito sostituito dai cimeli di un tempo lontano dal nostro.
Si parte con una sequenza di agglomerati urbani la cui densità è decisamente superiore a quella del lato ovest.
L’inizio e la fine della Route 66 suscitano emozioni diverse in funzione del senso di percorrenza.
Iniziare nella fresca/fredda Chicago, dopo aver consumato, come tradizione, una colazione da Lou Mitchell’s, è emozionante.
Si ha in mente il west, il sole della California, il deserto, quello che più frequentemente si associa alla Route 66.
Ed anche l’arrivo a Santa Monica è straordinariamente suggestivo.
L’End of the Trail arriva dopo diversi giorni di viaggio ed è l’epilogo perfetto di una straordinaria avventura.
Ogni volta che si arriva sul pontile, gli occhi ed il cuore sono rapiti dallo splendido tramonto che consolida in noi la voglia di ripercorrere di nuovo quella strada meravigliosa.
Le emozioni regalate dagli stessi luoghi, nel percorso eastbound, sono diverse.
Si parte lasciandosi alle spalle l’oceano e si affronta quasi subito il deserto con i suoi estremi.
In un viaggio westbound è l’ultimo bellissimo tratto prima della fine, qui invece si è freschi e probabilmente più attenti alle sue tantissime, splendide, sfaccettature (il tratto desertico è denso di ghost towns delle quali molto spesso non restano che cumuli di macerie) .
Percorrendo la vecchia highway eastbound, inoltre, viene a mancare la condivisione del viaggio con altri roadies.
Non è infrequente infatti fare la fila per una foto sotto il cartello Begin a Chicago e ritrovare le stesse facce durante il viaggio.
Ho avuto modo di stringere alcune amicizie in questo modo.
Nel viaggio eastbound, sicuramente meno frequentato di quello tradizionale, le persone le incroci non viaggi insieme a loro; a livello emozionale non è la stessa cosa.
L’arrivo ad est è inoltre più anonimo, meno coreografico di quello del Santa Monica Pier.
Lo scenario offerto da Chicago, anche se si tratta di una città molto bella, non può competere con l’End of the Trail tradizionale.
A favore del viaggio eastbound c’è che non si trascorrono interminabili ore sul lunghissimo Foothill Blvd., un tratto eterno, snervante, dove l’unico desiderio è quello di arrivare prima possibile in prossimità del Pacifico.
Non si è costretti ad essere strangolati dal caotico traffico della città degli angeli.
In direzione est le icone della vecchia Highway ti accompagnano fino al cartello END di Chicago, non hai tempo per pensare, per lasciarti prendere dalla nostalgia o per annoiarti.
Il tratto di Route 66 in Illinois è tra i più belli ed affrontarlo alla fine è emozionante.
Anche emotivamente quindi, tra eastbound e westbound, ci sono alcune differenze che tuttavia percepisci solo se conosci la storia della vecchia highway ed hai percorso la strada un’altra volta nel senso opposto.
La Mother Road comunque, indipendentemente da come la si percorre, regala sempre emozioni.
Le icone che si incontrano lungo la strada e la sua gente, il popolo della Route 66, sono così entusiasmanti da rendere ininfluente la direzione che si sta seguendo durante il viaggio.
E lo stesso vale per alcuni splendidi tratti della vecchia Highway.
Aspetti tecnici:
La differenza “tecnica” più importante è legata ai costi.
Percorrendo la Route 66 Eastbound si risparmia qualcosa.
Il costo dei motels, della benzina e del cibo è ovviamente lo stesso, ma percorrendo la Route 66 “al contrario” molto spesso non si paga il drop off per il noleggio auto, quell’odiato ed oneroso balzello che viene applicato dalle compagnie di noleggio per aver riconsegnato la macchina in uno stato diverso, e molto lontano, da quello in cui la si è presa.
Il costo non è banale, si va dai 500 dollari più tasse in su (dipende dalla compagnia e dal periodo).
Nel percorso Eastbound sono diversi gli operatori che non lo richiedono (io ho viaggiato con Dollar), ed è un bel risparmio.
Un’altra differenza tecnica è legata al viaggio vero e proprio in automobile.
In alcuni tratti infatti, soprattutto in prossimità delle grandi città attraversate, per via dei sensi unici può essere difficile seguire fedelmente il percorso della vecchia highway, tuttavia molte di queste città si stanno sempre più attrezzando con la segnaletica adeguata.
Un aspetto curioso, ma che ha una sua logica, è che viaggiando verso Chicago (eastbound quindi) buona parte delle “attrazioni” si trovano sul lato opposto rispetto al senso di marcia.
La spiegazione è che il grosso del traffico ai tempi d’oro della Route 66 era verso ovest ed era quindi da quel lato della vecchia highway che si poteva fare business.
Poco male, la Route 66 non è una strada particolarmente trafficata (città a parte) e quindi passare dall’altra parte della carreggiata per godere dei suoi preziosi cimeli non è mai un’operazione complicata.
Il mio viaggio Eastbound:
E’ stato, come previsto, un viaggio pazzesco, il più bello dei 4 che ho fatto.
Lo è stato per la gente del posto, lo straordinario popolo della Route 66, che, ancora una volta, mi ha accolto con entusiasmo e calore, e per le tante persone di Facebook che stavano, come me, percorrendo la vecchia highway e che mi fermavano per salutarmi e per ringraziarmi dei consigli che avevo dato loro.
Ho raccontato in “diretta” tramite dei video le emozioni che giorno dopo giorno stavo vivendo, oltre alla storia dei posti che incrociavo.
Ho “intervistato” molti amici che gestiscono attività lungo la Route 66, ho chiesto loro di fare un saluto mentre li filmavo, ho riso e mi sono divertito assieme a loro.
Da un punto di vista strettamente legato al viaggio, all’inizio mi è sembrato molto strano partire la dove per 3 volte avevo finito la mia avventura lungo la Mother Road, ed a volte ho avuto come la sensazione di percorrere la Route 66 per la prima volta.
Ci sono tratti che conosco così bene da ricordare ogni curva e perfino la presenza di piccoli oggetti che in passato hanno attirato la mia attenzione.
Percorrerla dalla parte opposta a volte mi ha disorientato.
Ma, come dicevo all’inizio, tutto tornava “regolare” non appena arrivavo in prossimità di uno dei suoi cimeli storici.
Cosa scegliere quindi?
Resto ancora un accanito sostenitore del viaggio Westbound, soprattutto per chi la percorre per la prima volta.
Lo preferisco perché da appassionato della storia della Route 66, ritengo la si debba percorrere come vuole la tradizione, perché un viaggio lungo la Route 66 non è un on the road qualunque, ma è soprattutto un viaggio nel tempo carico di emozioni che solo se la percorri nel giusto senso di marcia puoi vivere con intensità.
Ma devo dire che il viaggio eastbound mi è rimasto nel cuore ed è stato, dei 4, sicuramente il più bello.
E’ probabile quindi che in futuro io possa ripercorrere la US Highway 66 di nuovo in questo modo.