Route 66 IV. “Eastbound” – 25 Agosto 2018

Pubblicato: dicembre 28, 2018 in Route 66

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Tratto Lebanon – Cuba
Data 25/08/2018
Hotel Wagon Wheel Motel
Costo 74,00$
Km Percorsi 190

 

L’alba è sempre uno dei momenti più belli da vivere lungo la Route 66.

La strada che sparisce all’orizzonte, il silenzio rotto solo dal sibilo del vento, il sole che tenta timidamente di affacciarsi ad un nuovo giorno, sono sensazioni che restano impresse indelebilmente nei pensieri e nel cuore.

L’alba al Munger Moss Motel è così.

Lo scorso anno è stata un’esperienza mozzafiato, i raggi del sole rendevano il motel ancora più affascinante.

Era Maggio ed il clima ancora molto fresco era inusuale per le mie abitudini di viaggio da queste parti.

Quest’anno l’alba non è stata altrettanto emozionante, complice le nuvole e la diversa posizione del sole rispetto alla strada, ma comunque ci si è avvicinata molto.

Sono uscito come al solito molto presto dalla stanza, con l’unico scopo di vivere ancora una volta quelle emozioni.

Il motel era nel dormiveglia anche se la scritta “open” lampeggiava già, segno che Ramona era al lavoro.

Le macchine che percorrevano quel tratto erano come al solito molto rare, solo uno sparuto gruppo di ciclisti ha interrotto per un breve periodo la continuità di quella splendida striscia di asfalto.

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Dopo aver attaccato i miei adesivi, scattato centinaia di foto sono rientrato in stanza per prepararmi alla partenza.

Sarei rimasto nel “mio” Missouri anche quel giorno, Cuba era la tappa successiva, poco più di 100 Km dal Munger Moss.

Ho scritto una dedica sul guest book all’interno della mia stanza ed ho attaccato anche li il mio adesivo.

Ma era ormai giunto il momento di partire.

Nella lobby Ramona era intenta a gestire gli arrivi e le partenze, mi sono trattenuto con lei un bel po’ parlando di tutto, ma soprattutto della sua situazione.

Le ho promesso le mie preghiere, l’ho incoraggiata: “vedrai, insieme ce la farete”.

L’abbraccio è stato ancora più forte dello scorso anno, ho cercato, nel mio piccolo di farle sentire il mio affetto e la mia vicinanza.

Non ho registrato dirette con lei, ne’ scattato foto insieme.

Non era necessario e soprattutto sarebbe stato fuori luogo.

Spero il prossimo anno di tornarci, è un posto che merita, è un salto indietro nel tempo, un insieme di passione ed attenzioni come ormai se ne trovano sempre più di rado.

Il Missouri è emozionante.

Il verde dei boschi dona un irresistibile senso di pace.

Il Devil’s Elbow ed il suo Elbow Inn Bar & BBQ, completamente recuperato dopo l’alluvione dello scorso anno, erano in splendida forma.

E poi una tappa insolita, in prossimità di un ponte storico interrotto fin dal dicembre del 2014:

il Gasconade Bridge.

E’ un ponte molto vecchio, risale agli anni 20, ed è stato chiuso 4 anni fa dal dipartimento dei trasporti dello stato del Missouri perché ritenuto poco sicuro.

Da allora è nata un’associazione tra gli appassionati della Route 66 con lo scopo di salvarlo dalla demolizione.

L’intento del dipartimento dei trasporti era infatti di demolirlo e di costruirne un altro.

La gente del posto, affezionata alla sua storia così ben raccontata dal Gasconade Bridge, vuole invece che lo si restauri.

Hanno organizzato tantissime manifestazioni a difesa del ponte, tante iniziative per far conoscere a tutti la loro volontà di salvaguardare la storia di quelle zone e della Route 66.

Una delle iniziative prese la scorsa estate è stata quella di piazzare una poltrona accanto al Gasconade Bridge, con l’invito a chiunque si fosse trovato a passare da quelle parti di sedersi e di dire qualcosa in favore del ponte e della loro iniziativa.

Ed è quello che abbiamo fatto anche noi.

Abbiamo registrato un video e lo abbiamo postato nei gruppi americani della Route 66, soprattutto in quello dedicato al Gasconade Bridge.

La gente del posto è stata davvero molto contenta dell’interesse che abbiamo dimostrato per la loro iniziativa.

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Il dipartimento dei trasporti, già mentre eravamo li davanti al ponte, ha iniziato a costruire una deviazione ed un altro ponte proprio a sinistra della foto che ho postato; il Gasconade Bridge tuttavia rischia ancora, e se entro la primavera del 2019 non si troverà un compratore (alcune società di restauro di beni storici si sono fatte avanti ma al momento di concreto non c’è nulla), verrà demolito.

Ripreso il viaggio verso est ci siamo fermati a Waynesville da Jax, una bravissima fotografa della zona che da anni è tra le mie amicizie di Facebook ed è tra le più attive nella difesa del Gasconade Bridge.

Poco più avanti, a Jerome, ci siamo fermati in un posto mistico, carico di storie e di leggende che tuttavia poco hanno a che vedere con la Route 66: il Trail of Tears Memorial.

Il nome, Trail of Tears, richiama alla memoria la devastante deportazione dei nativi americani dagli stati dell’est verso quello che poi sarebbe diventato l’Oklahoma.

Una vera e propria deportazione di massa lungo il “sentiero delle lacrime”, dove furono migliaia i nativi americani che persero la vita per la fatica e la fame.

Il luogo, appartenuto a Larry Bagget, doveva diventare in origine un campeggio, ma il proprietario raccontava di rumori che tutte le notti sentiva nella sua proprietà.

Tutte le notti Larry sentiva bussare alla sua porta.

Un giorno pare abbia incontrato un anziano nativo americano che gli disse che quella proprietà si trovava proprio sul percorso del Trail Of Tears e che questo impediva alle anime degli indiani che persero la vita in quel terribile viaggio, di proseguire nel loro cammino.

Larry quindi trasformò la sua proprietà in una sorta di tributo agli indiani morti durante quella deportazione, cercando nel contempo di rendere il cammino più agevole a quelle anime in viaggio costruendo dei sentieri.

Alla morte di Larry Bagget il luogo è rimasto in stato di abbandono per diversi anni, fino a quando, nel corso del 2018, un gruppo di appassionati ha iniziato a restaurarlo.

Abbiamo incontrato uno di questi, Chris , il più attivo.

Era intento a sistemare la casa di Larry e le sue opere che richiamavano quella deportazione.

Abbiamo trascorso parecchio tempo li dentro ascoltando i racconti di Chris, le storie celate da ciascuna delle piccole costruzioni all’interno del Trail of Tears.

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Eravamo sempre in prossimità del Gasconade Bridge, lungo un tratto di Route 66 interrotto, il che ci costringeva a percorrere un pezzo di I44, ma anche questa era intasatissima per dei lavori e quindi ci siamo letteralmente immersi nel bosco che abbraccia la Route 66 in quella zona cercando di proseguire verso Cuba.

Abbiamo percorso un bellissimo tratto sterrato, circondato dagli alberi, per aggirare quell’interruzione, fino ad arrivare alla Mural City.

La prima tappa è stata il Bob’s Gasoline Alley, un posto terribilmente affascinante.

Restituisce perfettamente l’idea della passione che scorre lungo la vecchia highway, la passione della gente per il tempo in cui la Route 66 era la Main Street of America.

Per loro, ma anche per noi appassionati, la Route 66 è ancora la Main Street of America.

Come lo scorso anno, Bob era all’interno del suo locale ed orgoglioso mi invitava a visitarne ogni centimetro.

E ne valeva davvero la pena.

Ci sono una quantità infinita di cimeli di ogni genere che raccontano l’America dagli anni 40 ai 60, non riesci a staccarti da loro, il tuo sguardo è sempre attratto da qualcosa che ti proietta indietro nel tempo.

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Bob non vende nulla di quello che ha raccolto li dentro i suoi locali.

Ho scorto un vecchio, bellissimo libro, al quale ha partecipato anche Bob Waldmire, un personaggio che ammiro, una delle figure più amate dal popolo della Route 66 (Bob è scomparso nel 2009), ho provato a chiedere se avesse voglia di vendermelo anche se ero certo che avrebbe rifiutato ed in effetti così è andata.

Fortunatamente quel libro l’ho trovato il giorno dopo da Rich Henry dell’Henry’s Rabbit Ranch in Illinois.

Siamo stati più di un’ora dentro i locali di Bob, prima di proseguire, per poche miglia, verso il Wagon Wheel Motel, un altro tra i motel storici più belli.

Sono entrato nella lobby e Connie, la proprietaria, era intenta a parlare con dei clienti.

Appena mi ha visto varcare la soglia mi ha accolto dicendo: “ecco il fotografo più famoso del mondo”.

E’ stata un’accoglienza molto divertente.

Connie lo scorso anno mi aveva chiesto il permesso di usare alcune foto che avevo scattato al suo motel ed io glie le avevo inviate pronte per la stampa.

Siamo rimasti per diverso tempo nella splendida lobby del motel, che è anche un fornito ed elegante gift shop.

Alla fine Connie mi ha fatto dono di un upgrade di stanza, un appartamento allo stesso prezzo della stanza che avevo prenotato.

La giornata si è chiusa con un’ottima cena al The Four Way, un diner che occupa quella che un tempo era una bellissima gas station.

E’ stata un’altra splendida giornata ed è stato bello, ancora una volta, essere coccolato dallo straordinario popolo della Route 66.


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