Tratto | Chandler – Carthage |
Data | 23/08/2018 |
Hotel | Boots Court |
Costo | 79,66$ |
Km Percorsi | 435 |
Man mano che mi trovo ad organizzare un viaggio lungo la Route 66 aumentano le tappe obbligate, i posti nei quali devo prevedere una sosta per la notte perché c’è qualche amico da incontrare.
Kingman per lo scrittore Jim Hinckley (che purtroppo quest’anno non ho incontrato per via di un suo impegno in Repubblica Ceca), Tucumcari per Kevin e Nancy del Blue Swallow e Chandler per Jerry McClanahan.
La giornata è cominciata infatti con l’incontro con Jerry, un artista conosciutissimo dagli appassionati della Mother Road per la sua “EZ 66 for travelers”, la guida più importante e completa per percorrere la Route 66.
E’ stato il mio secondo incontro con Jerry, ero già passato da lui lo scorso anno, ma quest’anno c’era anche sua moglie Mariko, una fotografa appassionata della Route 66 che Jerry ha conosciuto in occasione di uno dei suoi viaggi.
Ho seguito su Facebook il loro matrimonio circa un anno e mezzo fa, ed incontrarli è stata davvero una bella esperienza.
Abbiamo trascorso gran parte della mattinata nella Gallery di Jerry, a parlare della sua esperienza in Giappone, del suo imminente viaggio verso la California, lungo la Route 66 insieme a sua moglie, e di come realizza i suoi bellissimi quadri.
E’ davvero una piacevole persona, un vero e proprio guru della Mother Road.
Dopo i saluti e la consueta diretta, prima di entrare in macchina e rimetterci in marcia verso est, ci siamo girati di nuovo verso la gallery e davanti alla porta c’erano Jerry e Mariko insieme che ci salutavano.
Sono davvero due belle persone, una splendida coppia della Route 66.
Abbiamo cercato di recuperare tempo durante il viaggio, ma non si potevano saltare le magnifiche icone di questo tratto della Mother Road.
A partire dal recente “Heart of Route 66 Auto Museum” di Sapulpa per poi proseguire verso Tulsa, da molti considerata una sorta di capitale della Route 66.
Non sono mai stato un’amante delle grandi città, neanche di quelle attraversate dalla Route 66, Tulsa poi ha sempre rappresentato un problema per me.
Nonostante la EZ 66 le 3 volte precedenti è stato sempre complicato seguire fedelmente il percorso della vecchia highway all’interno del centro cittadino.
Questa volta, grazie anche alle mie mappe, sono finalmente riuscito a non perdere il percorso della Route 66.
Tulsa è una città ovviamente moderna ma offre qualche sprazzo del glorioso passato della vecchia highway, come ad esempio un vecchio tratto di strada, il cui accesso è tuttavia chiuso da un cancello, nella Cyrus Avery Centennial Plaza, proprio accanto al monumento dedicato al “Padre” della Route 66, Cyrus Avery appunto.
Il monumento, straordinariamente evocativo, si chiama “East meets west” e raffigura un Cyrus Avery a bordo di un’automobile che incrocia una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti.
Cyrus Avery è vissuto a Tulsa e da li ha architettato la Mother Road, volendo fortemente che attraversasse il suo paese adottivo, l’Oklahoma appunto (lui era nativo della Pennsylvania).
E’ un bel posto da visitare.
Ogni volta che ci passo e guardo la strada sparire sotto il ponte pedonale con al centro lo scudetto della Route 66, mi viene immediatamente in mente una frase di Michael Wallis:
“È sabato mattina a Tulsa, Oklahoma, e davanti a me ho la Mother Road.
Mi metto un paio di jeans, una giacca di pelle e mi dichiaro pronto per affrontare la giornata.”
Lasciata Tulsa, la tappa successiva prevedeva l’immancabile Blue Whale di Catoosa, uno dei posti più romantici della Mother Road.
Li avrei dovuto incontrare Linda, la dolcissima volontaria che la gestisce.
Ci eravamo incontrati anche lo scorso anno e questa volta avevo portato con me alcune cose da lasciarle.
Purtroppo però Linda non era in servizio, stava attraversando un difficile momento di salute, ed ho quindi lasciato tutto alla figlia.
Il giorno dopo Linda, attraverso Facebook, mi ha ringraziato spiegandomi il motivo della sua assenza.
Il viaggio attraverso la storia della vecchia highway è proseguito con la tappa alla Andy Payne Statue di Foyil, la statua dedicata al vincitore del Bunion Derby, la gara podistica organizzata nel 1928 per pubblicizzare la neonata US Highway 66, e con la passaggio lungo la splendida “Ribbon Road”, un piccolo nastro di asfalto che per un breve periodo, tra gli anni 20 e gli anni 30, ha fatto parte del percorso della Route 66.
Il sole era basso e riusciva a donare sfumature calde a quel vecchio pezzo di storico asfalto.
Uno straordinario alone di magia circondava quel tratto denso di storie e di leggende.
La lettura di questo splendido libro di storia, che è la US Highway 66 in Oklahoma, è proseguita con le bellissime stazioni di servizio di Commerce, la Marathon, oggi Diary King, un piccolo diner, e la Allen’s Conoco Fillin’ Station, due piccole meravigliose bomboniere poste ai lati della vecchia highway.
Lasciato a malincuore lo splendido Oklahoma, siamo entrati in Kansas.
Sono solo 13 miglia di Mother Road che lo attraversano, ma sono 13 miglia emozionanti.
Il Rainbow Bridge, i cui riflessi sull’acqua lo rendevano ancora più suggestivo, e poi Galena ed il suo “Cars on the Route”, con Cricchetto a fare da guardia.
Messo alle spalle anche il breve tratto in Kansas siamo entrati in Missouri, lo stato che amo di più dal punto di vista paesaggistico.
Adoro l’Oklahoma per la sua storia ed il Missouri per il suo paesaggio.
E’ sempre un bel dilemma quando devo forzatamente esprimere le mie preferenze nella scelta dello stato tra quelli attraversati dalla Route 66.
Ma sicuramente entrambi sono in cima alla mia lista.
La destinazione di giornata era un motel storico presso cui non avevo ancora soggiornato, il Boots Court di Carthage.
La striscia di neon verde che lo cinge esalta la sua immagine retrò.
Lo conoscevo già, anche se non ci avevo mai dormito; lo scorso anno Kevin Blue Swallow mi aveva suggerito di soggiornarci.
Sbrigate le formalità nella lobby, ritirata la chiave della stanza numero 12, una volta entrato vengo accolto da una canzone degli anni 50 trasmessa da una vecchia radio posta su un comodino.
E’ stato un tuffo al cuore.
Entrare in una struttura storica ed essere accolti con la musica degli anni d’oro della Mother Road è stata davvero un’esperienza emozionante.
Ricordo ancora i brividi una volta entrato.
La serata si è conclusa con un ottimo hamburger all’Iggy’s Diner, un classico locale in stile anni 50.
Era terminata un’altra splendida giornata di viaggio lungo la Route 66, una giornata emozionante e coinvolgente come solo la vecchia highway sa regalare.
























































