Route 66 2018. Kingman – Williams

Pubblicato: agosto 16, 2018 in Route 66

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“La mattina, dopo una bella dormita, i viaggiatori possono farsi dare una spuntatina ai capelli, o farsi radere la barba, o anche solo tonificare la propria anima da Angel al suo negozio sulla Mother Road.”
Michael Wallis, scrittore


Non esiste la Route 66 senza la sua gente.
Se non interagisci col popolo della Mother Road percorri semplicemente una strada, al contrario, la vivi.
E tra i due approcci la differenza è enorme.
Ci sono strade nel mondo infinitamente più belle, ma non hanno un’anima.
La Route 66, invece, è passione ed emozione.

E stamattina le emozioni sono cominciate presto.
All’Hackberry general store un mio amico americano di facebook mi ha riconosciuto mentre scendevo dalla macchina e mi è venuto incontro x salutarmi.
È stato come se qualcosa di irreale, come spesso lo sono le amicizia tramite i social media che prendono vita.

L’hackberry è sempre affascinante.
Adesso li davanti, dove un tempo c’era la Corvette rossa, c’è un chitarrista che continuamente suona e canta ed accanto a lui un’altra Corvette con i colori della bandiera americana.

È la terza Corvette che vedo in quattro volte che sono passato al General Store, ma la prima, quella splendida degli anni 50 è inarrivabile.

Ed infine Seligman.
Era una tappa breve quella di oggi e Seligman era il mio obiettivo principale.

Arrivato nella piccola comunità mi sono precipitato subito nel gift shop di Angel.
Dentro c’era il delirio, una mole enorme di visitatori.
Ho preso tempo attaccando i miei adesivi aspettando il momento giusto per chiedere notizie di Angel allo staff.

Ad un certo punto, diradatasi la folla, ho chiesto ad una signora del negozio se oggi nel pomeriggio ci fosse stata la possibilità di incontrare Angel, ma la risposta è stata abbastanza pessimistica.
Era appena andato via dopo un’intervista ad una TV belga e sarebbe stato difficile vederlo di nuovo in negozio.

Mentre parlavo con lei una sua collega mi chiama, mi invita ad andare dietro il bancone e mi indica una foto sulla porta.
Era la mia foto con Angel che gli avevo consegnato l’anno scorso.
La indica e mi dice: “tutti i giorni, ogni volta che apro la porta vedo la tua faccia, ti ho riconosciuto dalla foto!”

Siamo scoppiati a ridere e mi chiamato Angel al telefono.

Ci vediamo nel pomeriggio e come per le altre volte è stato un incontro emozionante.
Si ricordava di me e mia moglie, non so se fosse stato vero, ho la metà dei suoi anni e la mia memoria ormai… È un vago ricordo.

Ma lui è uno di un’altra generazione, lo abbiamo incontrato di nuovo nel pomeriggio mentre da lontano ci salutava correndo dietro ad un cane… a 91 anni.

È bello averlo visto ancora una volta, ormai è diventato parte dei miei riti lungo la Route 66.

Pranziamo allo Snow Cap, il ristorante appartenuto a Juan, il fratello di Angel, ed anche li, come sempre, è stato un pranzo divertente.
C’era il figlio di Juan che esattamente come il padre, porta avanti l’attività in un coinvolgente clima goliardico.

E domani mi aspetta un piccolo detour, una visita al grand canyon esattamente 20 anni dopo la mia ultima volta.

 

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