Route 66. East & West

Pubblicato: marzo 18, 2018 in Route 66

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La Route 66 è una strada che ufficialmente non esiste.

Jim Hinckley, lo scrittore che ha dedicato tanti libri alla Mother Road, in un suo scritto ebbe a dire:
E’ sorprendente come un’highway che ufficialmente non esiste sia più popolare oggi che in qualsiasi altro periodo della sua storia.

E’ vero, è sorprendente, ma percorrendola se ne comprendono i motivi.

La tenacia del popolo della Route 66, di cui Jim è uno dei personaggi di spicco, l’ha tenuta in vita, nonostante il tentativo dei burocrati di cancellarne perfino il ricordo privandola della sua stessa identità.

Infatti, nonostante la presenza di cartelli che informano il viaggiatore che quella che sta percorrendo è la vecchia Route 66, nella realtà, molto spesso, la Strada ha nomi diversi.

Highway KK, Z, AA, Oatman Hwy, National Trails Hwy, Business Loop, Frontage Road, tutti nomi che tentano, invano, di nascondere quella che un tempo era la US Highway 66.

Un elemento, quello del cambio di nome, che accomuna l’est e l’ovest della Route 66, altrimenti profondamente diversi.

Est ed ovest sono diversi per paesaggio (verde e dolce l’est, arido ed estremo l’ovest), per clima (fresco l’est e spesso torrido l’ovest), per l’architettura delle comunità attraversate (sobrie ed a volte austere quelle dell’est, gioviali e colorate quelle ad ovest).

Due mondi diversi uniti da una striscia di asfalto e di cemento.

Entrambi affascinano, entrambi rapiscono, entrambi commuovono, entrambi, quindi, regalano emozioni.


Guidare ad est del Midpoint.
Est

EZ 66 For Travelers (4^ Edizione)” di Jerry McClanahan

Guidare ad est del Midpoint di Adrian è un po’ più complicato che ad ovest.

Ad est il percorso è frammentato e la presenza dei cartelli indicanti il tracciato della Route 66 può non aiutare; in Illinois e Missouri sono piuttosto frequenti e forniscono un ausilio importante, mentre in Oklahoma se ne incontrano di meno.

La presenza di un numero maggiore di centri abitati rispetto ad ovest è, inoltre, un aspetto che senz’altro non aiuta.

Sono diverse le piccole comunità che si susseguono lungo il percorso, alternate dalle grandi città.

E nelle città seguire fedelmente il percorso della Route 66 può non essere semplice.

Chicago, Springfield (IL), St. Louis, Springfield (MO), Tulsa, presentano sensibili difficoltà nell’individuazione del percorso della Route 66; le strade in città si intrecciano ed il traffico rende complicato districarsi e prestare attenzione alla mappa ed ai cartelli.

Tuttavia, attraversando queste città nel weekend, con minore traffico, le difficoltà sono piuttosto contenute.

Lo stralcio della “EZ 66 for travelers” di Jerry McClanahan, è uno degli esempi di come, nella parte ad est del Midpoint, il percorso sia tortuoso.

La figura mostra il tratto dopo Springfield (IL), dove la Route 66 si divide in due; il tratto pre 1930 (a Nord Ovest, da Springfield a Staunton), ovvero il percorso originale della Route 66 ereditato dalla storica IL4, e quello che è stato utilizzato fino alla dismissione della Mother Road (da Springfield a Staunton attraverso Mt. Olive).

E’ forse tra i tratti più “contorti”, ma ce ne sono altri lungo il percorso ad est del Midpoint che possono essere più complicati di quello che ci si aspetterebbe.

Nulla di insuperabile comunque, con un po’ di pazienza se ne esce sempre.

Ho sempre perso un sacco di tempo a Tulsa (tra tutte è la città nella quale faccio più fatica a districarmi), ma forse dipende dalla mia totale mancanza di “simpatia” per le grandi città.

La parte est della Route 66 è quella che preferisco, per il paesaggio sempre verde e rigoglioso e per la sua storia, ma per percorrerlo senza perdersi nulla di quello che si attraversa una cartina della Mother Road diventa essenziale.



Guidare ad ovest del Midpoint
Ovest

EZ 66 For Travelers (4^ Edizione)” di Jerry McClanahan

L’ovest è più lineare

Perdere la Mother Road da queste parti è praticamente impossibile.

La concentrazione di centri abitati è decisamente minore e le vaste praterie, ed il deserto, occupano la quasi totalità del territorio.

Non ci sono città molto grandi ad ovest, ad eccezione, ovviamente, dell’ultima, Los Angeles.

C’è Albuquerque in New Mexico, ma qui la Mother Road si percorre abbastanza facilmente; la Central Avenue, il nome assunto in città dalla Route 66, è un lungo viale che attraversa la città ed è quindi impossibile da perdere.

Ed anche Santa Fe non presenta particolari difficoltà.

Ci sono inoltre ampi tratti di interstate da percorrere, intervallati da brevi spezzoni di Route 66 che conducono nei suoi paesi più famosi.

Un esempio è l’Arizona, dove la I40 ha sostituito completamente la Route 66, a partire dal confine con il New Mexico fino, più o meno, ad Ash Fork.

In questo tratto, dove la vecchia highway ha completamente abdicato, ci sono delle uscite che, attraverso la Mother Road, spesso chiamata “BL40” (Business Loop), conducono, ad esempio, a Holbrook, Winslow, Joseph City, ecc.

Un tratto estremamente semplice e noioso, dove non si può far altro che lasciarsi trasportare dalla strada.

Ma, interstate a parte, è proprio la geografia del territorio e la bassa concentrazione di agglomerati urbani che rendono il percorso della Route 66 in queste zone decisamente più semplice e lineare rispetto a quello est.

La cartina può anche essere superflua da queste parti, diventa utile solo nel caso si vogliano percorrere i tratti storici della Mother Road, spesso sterrati, come il tratto “Glenrio – San Jon” tra Texas e New Mexico o la “Querino Dirt Road” in Arizona.

Ad ovest, inoltre, c’è il tratto continuo di Route 66 più lungo dell’intero percorso della Mother Road, da Ash Fork fino a quasi il confine con la California, in prossimità di Topock, oltre 250Km di splendido asfalto rovente senza deviazioni, senza intrecci, senza alcuna possibilità di perdere il percorso della Route 66.

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Tratto di Route 66 tra Ash Fork e Topock in Arizona

Anche l’ultimo tratto in California è piuttosto semplice, nonostante da San Bernardino si attraversino diverse comunità, tutte molto vicine tra di loro, fino ad arrivare in prossimità di Los Angeles.

In questo tratto infatti l’interminabile Foothill Blvd., una lunghissima striscia rettilinea, si occuperà di accompagnare il viaggiatore verso il termine ovest della Route 66.

Entrare a Los Angeles, infine, non è particolarmente complicato.

La complicazione è essenzialmente legata all’enorme traffico che spesso si incontra entrando nella “città degli angeli” ed al dover guidare nei caotici tratti di freeway che entrano in città.

Si possono impiegare anche diverse ore per percorrere gli ultimi km che conducono a Santa Monica.

In generale, quindi, percorrere la Route 66 non è particolarmente complicato se si è organizzati e consapevoli che si sta guidando su una strada che ufficialmente non esiste e come tale non è spesso sufficientemente indicata.

Partire affidandosi esclusivamente al caso ed al proprio intuito, lascia sicuramente spazio allo spirito di avventura che bene si addice ad un viaggio on the road, ma si corre il rischio di perdere tracce importanti del passato della Route 66, il che, a mio parere, è un peccato.

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