Route 66. Il Roy’s Cafè (Amboy, CA)

Pubblicato: settembre 18, 2016 in Route 66

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Subito dopo la costituzione della US highway 66, per velocizzare la realizzazione dell’intero percorso da Chicago a Los Angeles, sono stati utilizzati alcuni tratti di strade storiche.

È il caso, ad esempio, dell’Ozark Trail Road, nei territori del Missouri, Oklahoma, Texas e New Mexico, della IL4 in Illinois o della National Old Trails Road dal New Mexico fino a Los Angeles attraverso il deserto del Mojave.

Erano strade sterrate e non adatte a lunghe percorrenze, così come del resto non lo erano le poche automobili circolanti in quel periodo.

Il treno era ancora il mezzo più veloce e sicuro per spostarsi.

Con la diffusione dell’automobile come mezzo di locomozione di massa e la conseguente definizione di un moderno piano di autostrade interstatali, gli USA hanno dato vita ad un nuovo modo di concepire i viaggi.
La Main Street of America, ha cominciato quindi ad organizzarsi per fornire ai viaggiatori tutto quello di cui avevano bisogno durante il viaggio.

Una strada più sicura e confortevole, grazie al completamento della pavimentazione dell’intero percorso, servizi di assistenza per le automobili ed anche per i viaggiatori.

La concentrazione di queste attività era diventata molto elevata in alcuni suoi tratti, mentre in altri la loro presenza rappresentava una vera e propria oasi.

È questo il caso del Roy’s Cafè di Amboy in California, un locale ed una piccola comunità situate nel tratto desertico della National Old Trail Road, una delle antenate della US Highway 66, inclusa nel suo percorso dopo il 1926.

La zona intorno ad Amboy, è stata, verso la fine del 1800, un’importante sede di estrazione del sale, attività questa che ha permesso la nascita della piccola comunità e, qualche anno più tardi, la realizzazione di una stazione ferroviaria.

Amboy è la prima delle Alphabet Towns, la serie di comunità, identificate con dei nomi in ordine alfabetico, che dal deserto del Mojave arrivavano fino al confine con l’Arizona (Amboy, Bolo, Cadiz, Danby, Essex ecc.).

Il crescente business derivante dall’aumento dei viaggiatori lungo quel tratto desertico, convinse un agente di polizia della zona, Roy Crowl, ad aprire ad Amboy un’attività commerciale.

Un’attività tra le più diffuse ed utili in quegli anni di pionierismo automobilistico: un officina meccanica ed una gas station.
Nel 1938 nasceva il Roy’s Garage che, assieme ad altre attività lungo la Main Street della piccola Amboy, ha permesso alla comunità di conoscere anni di discreta prosperità a dispetto della difficile collocazione geografica.

Siamo verso la fine degli anni 30, e quella era ancora un’America a conduzione familiare.

Pochi anni dopo, in società con quello che presto sarebbe diventato suo genero, Roy ha aggiunto alla stazione di servizio un Cafè ed un piccolo Motel.

Il Roy’s Garage si era quindi trasformato, assumendo il nome che ancora oggi identifica una delle icone più famose della Route 66: il Roy’s Motel and Cafè.

Qualche anno più tardi, nel 1958, è stata inoltre realizzata la sua famosa insegna, una delle più amate e fotografate dell’intero percorso della Strada Madre.

Gli affari per il Roy’s Cafè andavano a gonfie vele negli anni d’oro della Main Street of America ed il personale operante nella struttura arrivò a contare una settantina di persone circa.

Ma, come è accaduto un po’ ovunque lungo il percorso della Mother Road, il destino per quell’oasi nel deserto del Mojave era segnato.

Con l’apertura della Interstate 40, agli inizi degli anni 70, il traffico dei viaggiatori lungo quel tratto di Route 66 si interruppe repentinamente gettando Amboy nell’oblio.

Progressivamente le circa 700 persone che vivevano in quella piccola cittadina nel deserto, cominciarono ad abbandonarla al suo inevitabile destino.

Con la nuova e più veloce intestate nessuno aveva più l’interesse a percorrere quella striscia d’asfalto nel deserto.

Il Roy’s Cafe e la comunità di Amboy, entrambe di proprietà della famiglia di Roy, hanno subito, negli anni successivi all’apertura della I40, alcuni cambi di gestione.

Le principali attività del Roy’s Cafè erano ormai cessate ed i nuovi gestori hanno cercato di sfruttare l’appeal di quella che era ormai diventata una “sinistra” ghost town nel deserto, provando ad attirare gli investimenti del mondo dorato di Hollywood.

Ad Amboy, e nel Roy’s Cafè, sono stati realizzati dei film (The Hitcher – La lunga strada della paura), spot pubblicitari ed anche videoclip musicali (Enrique Iglesias – Hero).

Nel 2005 sia Amboy che il Roy’s Cafè, sono stati acquistati, per 425.000, dollari da un imprenditore proprietario di una famosa catena di fast food.

L’intento dell’imprenditore, tra l’altro anche proprietario del primo McDonald’s di San Bernardino in California, oggi un museo, era di riportare Amboy ai fasti di un tempo, riaprendo il Cafè ed il motel.

Ad oggi il solo Cafè e la stazione di servizio hanno ripreso regolarmente a funzionare ed Amboy conta in totale 4 abitanti, i gestori del locale.

Amboy è una ghost town, come tante altre lungo il percorso della Route 66; il mitico cafè, la stazione di servizio, l’ufficio postale (tutti funzionanti), la scuola e poco altro sono gli unici legami col passato ancora visibili ai viaggiatori.
Ma del Roy’s Cafè resta anche il suo irresistibile fascino, qualcosa che nessuno, neanche la modernità potrà mai usurpare.

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