Friuli Venezia Giulia (2021 – 2022)

Pubblicato: dicembre 26, 2022 in Viaggi

Santuario del Monte Lussari

La pandemia mi ha fatto (ri)scoprire l’Italia.
Ho sempre pensato che il mio paese, avendocelo intorno, avrei potuto visitarlo più avanti, quando la voglia di andare lontano sarebbe inevitabilmente venuta meno lasciando spazio a vacanze più comode, meno impegnative di quelle che sono abituato a fare.

Ho trascorso il decennio scorso viaggiando ogni anno negli USA, prevalentemente lungo la “mia” Route 66, con alcune deviazioni in Norvegia.

Viaggi non propriamente rilassanti, ma senz’altro entusiasmanti.

Questi ultimi due anni vissuti tra la paura del virus e le restrizioni introdotte dai vari paesi a tutela della salute pubblica, hanno accelerato il processo di rivalutazione del “mio” territorio.

Il Molise, la Toscana, la Liguria e, soprattutto, il Friuli sono state le mete che in questi 2 anni sono assurte al ruolo di protagoniste delle mie vacanze.
Il Friuli in particolare.
Avevo programmato questa vacanza nel 2020, pochi mesi dopo la fine del lockdown, ma ancora in piena emergenza, ma per varie ragioni dovetti rinunciare.
L’ho riprogrammato nel 2021, ancora con il blocco dei viaggi in alcuni paesi stranieri e con poca voglia di rischiare, ma è stato un viaggio “zoppo” nel senso letterale del termine: ho girato con le stampelle a causa di una frattura ad un piede subita pochi giorni prima di partire.
In quell’occasione pensai sarebbe stato meglio lasciar stare, ma alla fine partii lo stesso e nonostante le stampelle rimasi piacevolmente sorpreso da quello che riuscii a vedere.
Avevo con me Tigra, la mia  dolcissima gattina presa nel 2020, che con i suoi modi sghembi mi alleggerì non poco la fatica degli spostamenti, una deambulazione a cui non ero ovviamente abituato.

Ma, come detto, rimasi piacevolmente sorpreso al punto che anche quest’anno, ho pensato di tornarci, sempre con la mia Tigra, e sempre come sede la “Locanda al Grop” a Tavagnacco (Udine), una location davvero molto bella.
Devo ammettere che il Friuli mi è entrato nel cuore.
Fresco, rigoglioso, ricco di storia, tranquillo, rilassante, pieno di belle cose e di bella gente.

E questa volta nulla mi ha impedito di godere appieno delle sue bellezze.


Il Vajont. (2021 e 2022)
Diga del Vajont

“Ogni tanto qualcuno mi chiede se ho perdonato. No. Non ho perdonato. Non potrò mai perdonare gli uomini che hanno consentito tutto questo.”

Tratto dal film “Vajont – La diga del disonore” di Renzo Martinelli (2001)


E’ stata l’ultima tappa del viaggio del 2021 e la prima di quest’anno.

Vajont è la storia di un disastro annunciato, uno dei tanti che troppo spesso accadono nel nostro paese.

Nei pressi del comune di Erto-Casso (due piccoli paesi nella Valcellina uniti in un unico comune) nel 1957 cominciano i lavori per la costruzione di una diga (all’epoca la diga a doppio arco più alta del mondo), il cui fine era di realizzare un bacino idrico per la produzione di energia elettrica.

La diga del Vajont è un gioiello di ingegneria civile, ma realizzata nel posto sbagliato.

La montagna, il monte Toc, era di roccia friabile e presentava quelle che venivano definite come paleofrane, delle frane, risalenti a tempi remoti.

Non era affatto un sito stabile e sicuro dove realizzare un’opera di quelle proporzioni.

Siamo nella valle del torrente Vajont, un corso d’acqua che si unisce al Piave.

Alle 22:39 del 9 ottobre del 1963  una parte del monte Toc viene giù e riempie l’invaso creando un’onda d’acqua enorme.

Circa 260 milioni di m³ di roccia (un volume più che doppio rispetto a quello dell’acqua contenuta nell’invaso) franarono, alla velocità oltre 100 km/h, nel lago creato dalla diga.

Una parte dell’acqua colpì i paesi di Erto e Casso mentre l’onda più grande, alta oltre 250 metri al di sopra della diga, la scavalcò dirigendosi a valle radendo al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta ed altre frazioni limitrofe.

Circa 2000 persone persero la vita (tra cui oltre 400 bambini sotto i 15 anni), uccise dalla fame di danaro di chi ha costruito quella diga in una zona inadatta ad ospitare un bacino idrico e di chi avrebbe dovuto controllare ma non lo ha fatto.

Ammetto che, come molti peraltro, prima di partire per il Friuli lo scorso anno sapevo ben poco di questo immane disastro, e quel poco era anche molto confuso.

Non si è mai parlato abbastanza del Vajont, ed i motivi si possono benissimo intuire: lo stato e la politica hanno avuto forti responsabilità sull’accaduto e di fatto nessuno ha pagato per quello che è successo.

In questi due anni mi sono documentato guardando tutto ciò che è possibile trovare su youtube: documentari, testimonianze dei pochi sopravvissuti, ricostruzioni postume.

Su tutti c’è lo splendido monologo di Marco Paolini, un video di oltre 2 ore durante le quali viene raccontata la storia del disastro.

Un video trasmesso dalla Rai nel 1997.

https://archive.org/details/Marco.Paolini..Vajont.9.ottobre.1963..1997..MP3.192.ITA.XviD4.576×460.DVDRip..Mukka

Paolini qui è magistrale, magnetico, sarcastico, feroce.

Nel monologo viene citato un libro da cui Paolini ha preso spunto per il suo monologo, un libro che ho letto avidamente lo scorso anno: “Sulla pelle viva – Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont” di Tina Merlin, una giornalista dell’Unità che da sempre si era battuta per la tutela della valle e dei suoi abitanti scagliandosi contro i poteri forti della società idroelettrica costruttrice della diga (la SADE) e lo stato connivente.

Lo scorso anno ho potuto visitare solo la sommità della diga ed il piccolo paese di Erto.

Quest’anno, libero da limitazioni fisiche, sono sceso fin sotto la diga, ho visitato il paese di Casso, il museo di Longarone ed il cimitero monumentale di Fortogna a pochi km da Longarone.

E’ stato tutto estremamente toccante.

Ci tenevo a completare il mio percorso attraverso i ricordi, la mia personale “diretta sulla memoria” come Paolini ha chiamato il suo monologo, ed alla fine ci sono riuscito e ne sono felice.



Museo del Monte San Michele (2022)
Museo del Monte San Michele

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

Giuseppe Ungaretti, “Sono una creatura”

Il Friuli Venezia Giulia è il racconto della prima guerra mondiale, la grande guerra.

Ogni suo angolo narra le gesta degli eroici soldati che la combatterono, e tra questi Giuseppe Ungaretti, i cui scritti sono spesso riportati nel museo del Monte San Michele.

E’ stata una visita tra le più belle ed emozionanti del viaggio di quest’anno.

Il cielo plumbeo, messaggero di una pioggia imminente, contribuiva a rendere evocativo il mio peregrinare tra i sassi e le trincee di questo posto.

Si parte con l’analisi geo politica dell’Europa di quel periodo attraverso degli schermi interattivi per poi proseguire con una sorta di “cinema dinamico”, un metaverso ante litteram.

Ci si siede su una sedia con delle rotelle, si indossa un visore e ci si immerge per 20 minuti negli scenari di guerra.

Si è circondati da scene ricostruite meravigliosamente.

Ovunque ci si giri con la testa e con il corpo si vedono situazioni che si evolvono intorno a noi.

20 minuti amari ma estremamente emozionanti.

E poi la visita alla galleria cannoniera, un lungo cunicolo sotterraneo utilizzato dalla terza armata dell’esercito italiano. Un’altra gemma, un luogo che lascia nel cuore amarezza (soprattutto perché in questi giorni la guerra è tornata, purtroppo, d’attualità), ma senza dubbio uno dei posti più belli che ho visitato quest’anno.



Pesariis (2022)
Pesariis

“Ogni “tic-tac” è un secondo della vita che passa, fugge e non si ripete. E in essa c’è tanta intensità e interesse che il problema è solo saperla vivere.”

Frida Kahlo

Pesariis è una piccola frazione di Prato Carnico nella Carnia.

È il paese degli orologi.

Se ne incontrano diversi camminando tra le vie del bellissimo paese.

Una delle aziende più importanti della tecnologia italiana legata al tempo, la Solari di Udine, nasce qui a Pesariis nel 1700.

Nel piccolo ma graziosissimo museo degli orologi se ne possono osservare diversi valutandone l’evoluzione negli anni.

Pesariis è affascinante, un posto dove il tempo non si è fermato, ma è scandito dai suoi bellissimi orologi sparsi un po’ ovunque sulle mura delle case.



Venzone (2022)
Venzone

“Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza far rumore.”

Ernest Hemingway

Amo i gatti.

Li ho sempre amati ma da quando la mia piccola Tigra è con me li amo ancora di più.

Sono eleganti, indipendenti, amano proteggere i loro spazi, intesi come momenti da trascorrere in solitudine, nascondono con innata maestria le proprie debolezze e fingono di ignorare i propri errori non permettendo a nessuno di approfittarne.

Una delle immagini più belle che ho di Venzone è quella di un gatto anziano, quasi cieco, dal pelo non proprio lucidissimo che attraversava la strada con fierezza nonostante trasparisse una comunque ben celata incertezza dovuta all’età.

Non so se fosse un gatto o una gatta, era rosso quindi potrebbe essere maschio, ma aveva un’orecchia tagliata come di solito, almeno qui a Roma, si usa fare con le gatte dopo la sterilizzazione.

A me piace immaginarla femmina e, come una bellissima ed anziana signora conscia delle tante primavere trascorse, si muoveva mostrando con orgoglio le cicatrici che il tempo le aveva lasciato.

Camminava con altera eleganza, incurante degli sguardi ammirati della gente, perché dentro di se sapeva di meritare solo ammirazione e rispetto.

Era tanta la gente, me compreso, che si era fermata ad osservarla mentre attraversava la vecchia via di Venzone in direzione delle sue rovine.

E li davanti si è fermata ad osservarle.

Chissà quanti bei ricordi le saranno tornati in mente, chissà quanti amori quelle rovine le avranno ricordato.

Sono stati 10 bellissimi minuti quelli trascorsi assieme a lei.

Venzone è bellissima, è uno dei borghi più belli d’Italia, protetta oltre che dalle sue splendide mura anche dalle montagne che la cingono.

Percorrendo le sue vie ci si immerge nella sua storia.

Il terremoto del ‘76 l’ha fortemente minata, ma è riuscita a risorgere mostrando a tutti il suo fascino.

Esattamente come quella splendida gatta che attraversava la sua via.

http://www.venzoneturismo.it/it/venzone/



Cippo dei tre confini (2022)
Cippo dei tre confini

“Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.”

Nelson Mandela

Il cippo dei tre confini è il punto di incontro di 3 popoli: gli italiani, gli austriaci e gli sloveni.

Si trova in cima al monte Forno e si può raggiungere in vari modi: in bici a piedi o più comodamente in seggiovia dal lato austriaco.

Ed è quello che ho fatto io.

Il punto di partenza della seggiovia Dreiländereck è nel paese di Arnoldstein, poco dopo il confine con l’Italia.

È senza’altro un modo comodo per arrivarci, ma non essendo ne un ciclista ne un camminatore, è stata la modalità che ho preferito.

Una volta scesi dalla seggiovia bisogna salire ancora, questa volta a piedi, per circa una ventina di minuti su un pendio che conduce al cippo su cui sono riportate le iscrizioni che indicano, appunto, gli stati che lo lambiscono.

Da anni qui si celebra la festa dell’amicizia, un importante attestato di vicinanza tra i popoli che oggigiorno assume ancora più rilevanza.

Il clima lassù è splendido, era una bellissima giornata di sole con un vento fresco che accarezzava il viso.

Ed il colpo d’occhio regalava attimi di impagabile armonia.

L’affascinante panorama alpino la fa da padrone anche nel pomeriggio, lungo la splendida Villacher Alpenstrasse, una strada (a pagamento) di circa 16 Km che si arrampica oltre i 1000 metri di altitudine. Una splendida, rilassante giornata lungo il lato austriaco delle Alpi.



Monte Lussari (2021 e 2022)
Monte Lussari

“I Monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.”

Johann Wolfgang von Goethe

E’ stata una delle poche uscite “ardite” che riuscii a fare lo scorso anno con le stampelle, e ne valse la pena.

Lo spettacolo che propone il santuario del monte Lussari appena sceso dalla funivia è di quelli che ti stordisce.

La sua bellezza ti confonde, ti lascia senza parole, ti fa pensare come mai non si è pensato prima di venire da queste parti.

E quest’anno, libero da impedimenti, ci sono tornato.

Amo i miei riti, ne costruisco ovunque, mi fanno sentire a casa.

Ed anche stavolta ho pranzato nella stessa baita dello scorso anno, stesso primo, stesso mezzo litro di Friulano.

E poi in giro per i sentieri prima di scendere di nuovo a valle.

Rispetto all’anno passato sono in corso dei lavori per la sistemazione delle piccole strade che dalla valle portano in cima.

Viene steso del cemento, pare per permettere l’arrivo del giro d’Italia di ciclismo del 2023 (una delle tappe terminerà proprio al santuario del monte Lussari).

Non mi piace gran che come idea, un luogo splendido andrebbe preservato e se si vuole pubblicizzarlo di più si potrebbero trovare altri modi meno invasivi. Sono felice di esserci tornato, al Monte Lussari tornerei sempre è uno di quei posti che non mi stanca mai.



Grotte di Pradis (2022)
Grotte di Pradis

La mia anima non può trovare nessuna scala per il Paradiso che non sia la bellezza della Terra.

Michelangelo Buonarroti

La strada per arrivarci è spesso tortuosa, stretta, asseconda i saliscendi delle montagne senza alterarne la fisionomia.

Ma una volta arrivati, ti accorgi che ne è valsa davvero la pena: le Grotte di Pradis sono uno spettacolo.

Un meraviglioso canyon scavato dall’acqua del torrente Cosa nella roccia carsica.

Si paga un economicissimo biglietto d’ingresso, solo 4,50€… così poco per così tanto.

Mi tornano in mente i soldi buttati per vedere assurdità in paesi lontani, accozzaglie di inutili rottami senza senso per i quali ho pagato molto di più.

Si trascorrono un paio di piacevoli ore all’interno del parco, entrando nelle grotte naturali facendosi circondare dalla luce che timida trapela dalle fessure della roccia.

Le Grotte di Pradis sono davvero un posto bellissimo.

http://grottedipradis.it/

Dopo le grotte di Pradis sono tornato a valle sempre attraverso la tortuosa strada che mi aveva portato in cima.

La destinazione era il piccolo lago di Cornino, una minuscola pozza d’acqua dalle mille sfumature di blu.

Si passeggia a piedi intorno al lago a caccia delle gradazioni più belle.

http://www.riservacornino.it/

Ed infine di nuovo i gatti con una fermata al pub “Di cane in gatto” a Martignacco, insieme a 4 piccoli scalmanati micetti uno dei quali, attratto dalla mia pizza, ha fatto di tutto per portarmela via al punto da rovesciare il bicchiere di Coca Cola che avevo sul tavolo.

Bellissimo locale e bellissimi loro.

https://www.facebook.com/dicaneingattocatcafe/



Sacrario militare di Redipuglia (2021)
Sacrario militare di Redipuglia

“Non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato”

Giuseppe Ungaretti, San Martino del Carso

Questa è stata una delle tappe dello scorso anno.

Fortemente voluta e, nonostante le stampelle, visitata fino alla sommità del Sacrario.

Quando partii per il Friuli il sacrario era ancora chiuso per il covid e non si sapeva se e quando avrebbe riaperto.

Una volta in vacanza ricevetti un messaggio dai gestori della pagina Facebook del sacrario, ai quali chiesi notizie prima di partire, che mi informavano che avrebbero riaperto.

Troppi ricordi mi legano a Redipuglia.

Non ho parenti che hanno combattuto o che in qualche modo erano legati a quel posto.

Ma Redipuglia mi ricorda mio padre.

Mi ricorda un viaggio che facemmo nel 1976, quando non avevo neanche 10 anni ed ascoltavo i suoi racconti.

Era appassionato di storia, e mi parlava di quei posti e della prima guerra mondiale (lui che da bambino aveva vissuto la seconda).

Ho negli occhi il ricordo di noi due che camminavamo tra i gradoni mentre lo ascoltavo parlare di quella guerra.

Ho ripetuto da solo lo stesso cammino immerso nei ricordi.

Mi sono “arrampicato” con un po’ di fatica fino alla sommità, ricevendo ogni tanto i complimenti della gente che incrociavo.

Tra le tombe dei soldati e degli ufficiali ce n’è una di una donna, una crocerossina: Margherita Kaiser Parodi.

L’unica donna tumulata nel sacrario militare.

Una ragazza che ha speso la sua vita per prendersi cura dei soldati feriti e che, nonostante fosse stata colpita dall’influenza spagnola proprio nell’esercizio delle sue funzioni, rimase al suo posto fino all’ultimo, perdendo la vita a soli 21 anni.

Una giovane vita vita donata al prossimo.

https://sacrarioredipuglia.it/index.html



Aquileia (2022)
Aquileia

“Casa è dove si trova il cuore”

Plinio il Vecchio

Si respira aria di casa ad Aquileia.

Le rovine romane mi riportano ad immagini che conosco bene.

Per questa vacanza sono riuscito a bilanciare i giorni da dedicare ai siti in montagna e quelli più vicini alla costa.

C’era spesso la minaccia della pioggia in montagna, tranne che 4 giorni centrali del mio soggiorno, e ne ho approfittato per andarci.

Ad Aquileia non ha mai piovuto quindi era una sorta di jolly.

Aquileia è splendida, sontuosa con i suoi reperti archeologici e la sua bellissima cattedrale.

Ho trascorso diverso tempo proprio alla cattedrale salendo sul campanile attraverso lo strettissimo passaggio che in tempi non ancora post covid non era proprio il massimo, soprattutto perché salire con la mascherina ha rappresentato un esercizio di apnea molto complesso.

Ma una volta in cima, si gode di un bellissimo panorama.

Passeggiare ad Aquileia è rilassante, la temperatura è piacevole seppur più alta dei luoghi di montagna visitati nei giorni precedenti. Uno splendido tuffo in scenari che in fondo un po’ mi appartengono.



Foibe di Basovizza (2022)
Foibe di Basovizza

“Homo homini lupus”

Plauto

La storia delle Foibe è terribile, una delle pagine più orribili della civiltà umana.

Cavità naturali o realizzate a scopi minerari diventate testimoni di un sorta di pulizia etnica compiuta dai partigiani jugoslavi ai danni di soldati, civili e prigionieri italiani (ed anche tedeschi), atti di deliberata ferocia, azioni che solo gli esseri umani sono in grado di compiere.

Il tutto, molto spesso, a guerra finita.

Ho aggiunto in extremis questa tappa e sono contento di averlo fatto.

Le iscrizioni sulle pietre lasciano senza fiato e la rabbia spesso si sostituisce alla commozione.

Un posto che merita una visita, un piccolo omaggio a chi ha perso la vita a causa della ferocia dell’uomo.

https://www.foibadibasovizza.it/



Sacile (2022)
Sacile

“Io non ho cominciato a scrivere versi con Le Ceneri di Gramsci, ho cominciato molto prima ed esattamente nel 1929 a Sacile, quando avevo sette anni appena compiuti, e frequentavo la seconda elementare.”

Pier Paolo Pasolini.

Sacile, il giardino della Serenissima come viene con orgoglio definito, ha ospitato l’infanzia di Pasolini, il poeta infatti arrivò quì al seguito del padre, ufficiale dell’esercito.

Sacile è una piccola Venezia, attraversata dal fiume Livenza che ne esalta quelle caratteristiche che, con le dovute proporzioni, la rendono vicina, sia dal punto architettonico delle facciate dei palazzi che visivo, proprio alla Serenissima.

Faceva caldo quel giorno, ma i suoi bellissimi portici offrivano riparo dal sole oltre che un’affascinante prospettiva per le mie foto.

All’ufficio del turismo abbiamo preso una cartina ed abbiamo trascorso una mezz’ora con la signora che lo gestisce, che con entusiasmo e dovizia di particolari ci ha raccontato di Sacile, dei suoi luoghi più rappresentativi e del Regazzoni, un uomo dalle mille risorse.

Un affascinante spaccato della storia di un paese davvero molto bello raccontato con rara passione.

http://www.visitsacile.it/



Lago di Barcis (2021)
Lago di Barcis

“I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.”

Pablo Picasso

I laghi del Friuli hanno mille colori, colori che inebriano ed affascinano.

E’ stata la mia prima uscita del 2021.

E nonostante la mia scarsissima perizia nel muovermi con le stampelle, gli splendidi colori del lago erano un invito troppo forte per rinunciare. Un posto suggestivo che ho riattraversato velocemente anche quest’anno mentre ero diretto alla diga del Vajont.



Trieste e Miramare (2021)
Trieste, piazza Unità d’Italia

“O Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d’anime crucciose
battono l’onde.”

Giosuè Carducci, Miramar.

Ancora 2021.

Faceva caldo, non come quest’anno ma si faceva comunque sentire.

Il castello è stupendo, collocato in un lembo di terra che si proietta sul mare.

C’ero stato da bambino con i miei e qualche ricordo mi era rimasto.

I giardini, il mare, il castello stesso invitano a consumare byte sulla scheda della fotocamera.

Ho faticato un po’ quella volta ma, come sempre da queste parti, ne è valsa davvero la pena.



Fagagna e San Daniele del Friuli (2022)
Fagagna

“Il Friuli è un piccolo compendio dell’universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì.”

Ippolito Nievo

L’ultimo giorno del mio secondo viaggio in Friuli l’ho trascorso tra Fagagna e San Daniele.

A Fagagna sono arrivato la mattina presto, mi sono “arrampicato” fino alle rovine del suo castello medievale e li mi sono seduto assorto nei miei ricordi di questa vacanza che stava per terminare.

La vista è bellissima ed il silenzio invitava a godersi quei pochi attimi che mi separavano dalla partenza per casa.

Ho trascorso un’ora circa li al castello e nel vecchio borgo prima di andare a San Daniele.

San Daniele è una località turistica, famosa per il suo ottimo prosciutto.

Non mi ha entusiasmato come ad esempio Pesariis, ma merita comunque una visita e l’assaggio del buonissimo prodotto che l’ha resa famosa.



Termina qui il mio secondo viaggio in Friuli, una regione che, come dicevo all’inizio, mi è entrata nel cuore.

È lontana dal caotico turismo di massa, ed è un bene perché tutto è rimasto genuino.

Trovo molte similitudini con il Molise, un territorio che ho avvicinato di recente, entrambi custodiscono tesori di inestimabile bellezza, ma sembra che la gente non abbia molta voglia di farlo sapere.

La consapevolezza della propria bellezza pare sia sufficiente e non si senta la necessità di sbandierarla.

Quest’anno è stata la mia seconda volta da queste parti e non credo sarà l’ultima.

commenti
  1. Sara Groppo ha detto:

    Gentile Franco E un piacere risentirti. Vedo che stai bene e hai visitato il Friuli, e sei andato dove quasi ogni anno ci passo e essendo di passaggio visito il Vajont…io invece proseguo per le montagne e mi faccio una settimana. Ti auguro buone feste Sara

    "Mi piace"

  2. Nicola Neglia ha detto:

    Bellissimo resoconto… emozionante, commovente, molto interessante ed invitante.
    Penso che sarà senza dubbio una delle prossime mete.
    Grazie Franco per la tua condivisione così appassionata. 🙂

    "Mi piace"

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